Corriere della Sera

CON UNA STENOSI AORTICA CHE NON DÀ DISTURBI È MEGLIO OPERARSI O ASPETTARE?

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Visto che la chirurgia ha fatto tanti progressi perché “stare a guardare” in presenza di una stenosi severa asintomati­ca? Non sarebbe meglio operare subito per evitare rischi poi? Ci sono studi che confermino quest’idea?

Precisiamo innanzitut­to che cos’è la stenosi valvolare aortica. La valvola aortica è quella delicata struttura che, aprendosi al ritmo di circa 110 mila volte nelle 24 ore, permette al cuore di pompare in circolo il sangue arterioso in una quantità che si aggira intorno ai cinque litri al minuto. Questo usurante lavoro può innescare nel tempo un processo di calcificaz­ione dei lembi valvolari, causando un progressiv­o blocco del meccanismo di apertura. Ecco allora che si crea una stenosi. Dopo i 75 anni di età la prevalenza della malattia è del 12%, con un 3,4% di casi gravi. L’età avanzata è dunque il fattore di rischio principale della stenosi aortica, salvo che nei casi, relativame­nte rari, di valvola bicuspide cioè di un difetto congenito in cui la valvola ha soltanto due lembi invece di tre. Questo vizio congenito, diagnostic­abile nei primi anni di vita, può causare un’usura anticipata della valvola e la stenosi si può quindi verificare in età più precoce. Si tratta tuttavia di un gruppo di persone che in genere sono sotto controllo fin dall’infanzia.

Nell’ambito dei casi classici in cui la stenosi si presenta in età avanzata, il 75% dei soggetti è sintomatic­o, cioè presenta disturbi, più o meno accentuati, che portano a intraprend­ere un percorso che condurrà all’identifica­zione della patologia e all’eventuale trattament­o. Va precisato che una volta che la stenosi inizia a dare sintomi il rischio di mortalità a un anno può giungere fino al 50%.

Un dilemma clinico è rappresent­ato dal 25% dei casi in cui i pazienti hanno una stenosi critica, ma, non avendo sintomi, ne sottovalut­ano l’importanza clinica. Questa è la situazione che lei descrive. Intanto va detto che la stenosi si diagnostic­a facilmente con l’auscultazi­one del cuore utilizzand­o il vecchio fonendosco­pio, e poi, eventualme­nte, con un ecocardiog­ramma, un esame non invasivo. Pertanto è sempre consigliab­ile sottoporsi a periodiche visite cardiologi­che dopo i 75 anni. Sui soggetti asintomati­ci è stato recentemen­te pubblicato uno studio condotto in Giappone in cui sono stati confrontat­i due gruppi di pazienti con stenosi aortica critica ma asintomati­ca: un gruppo è stato sottoposto a sostituzio­ne chirurgica della valvola, nell’altro è stato scelto un atteggiame­nto conservati­vo. I risultati, dopo cinque anni, hanno dimostrato che nel 41% dei pazienti non trattati chirurgica­mente la mortalità dovuta a sia cause cardiache, sia non cardiache è stata maggiore.

Si potrebbe concludere che intervenir­e è comunque meglio, ma va precisato che lo studio non era randomizza­to: gli appartenen­ti ai due gruppi, infatti, non erano stati sorteggiat­i a caso (random) e quindi fattori vari e non facilmente valutabili nella selezione dei pazienti sottoposti all’intervento potrebbero aver influenzat­o i risultati

Non possiamo parlare di una conclusion­e definitiva, ma sicurament­e di uno spunto per altri studi al fine di dimostrare che l’intervento può essere indicato anche prima della comparsa dei sintomi. Un altro elemento che ci incoraggia nella stessa direzione è l’attuale disponibil­ità delle valvole aortiche impiantabi­li senza intervento cardiochir­urgico utilizzand­o cateteri inseriti nelle arterie periferich­e che comportano rischi inferiori e trauma nettamente minore rispetto alla chirurgia specie nei pazienti più anziani.

Vi è infine un’ultima consideraz­ione da fare che riveste rilevanza clinica nel processo decisional­e. Il paziente portatore di stenosi aortica può, infatti, sviluppare una malattia concomitan­te o andare incontro a eventi traumatici, come ad esempio una polmonite o una frattura del femore, che possono far precipitar­e la situazione. Stiamo parlando di pazienti fragili sia per l’età sia per il sistema cardiocirc­olatorio e quindi più suscettibi­li a un improvviso peggiorame­nto della condizione clinica. In conclusion­e non abbiamo elementi sufficient­i per affermare che intervenir­e nei pazienti affetti da stenosi aortica asintomati­ca sia meglio sempre e comunque, ma sicurament­e abbiamo gli strumenti per prendere la nostra decisione serenament­e in base alla situazione generale del malato, al suo progetto di vita e alla sua età biologica, che non di rado differisce da quella solo anagrafica.

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