È legge la confisca dei beni ai rifugiati
Se ne discuteva da settimane, e a molti sembrava impossibile che potesse accadere davvero. Adesso, invece, è accaduto: la Danimarca, uno degli Stati più ricchi dell’Unione Europea, d’ora in poi confischerà denaro e beni di valore agli immigrati extracomunitari richiedenti asilo, per coprire le spese del loro soggiorno fino al momento dell’accoglienza definitiva, cioè di un lavoro vero. Gli immigrati potranno tenere per sé solo una somma massima equivalente a 1350 euro, e saranno esentati da dover cedere le fedi matrimoniali o altri oggetti di particolare significato sentimentale o religioso. Ma saranno sempre le autorità locali a decidere le eventuali «esenzioni». È la prima volta che nell’Unione europea viene adottata una simile misura. La proposta, presentata dal governo del liberale Lars Løkke Rasmussen poco prima di Natale (al termine di un anno in cui il Paese ha
accolto ventimila profughi), è stata approvata ieri dalla maggioranza del Parlamento tra furiose polemiche: in molti hanno ricordato quanto accaduto settanta e più anni fa, alle vittime ebree depredate di tutto prima delle deportazioni. Nella stessa seduta, il Parlamento danese ha approvato anche un altro provvedimento, che allungherà i tempi del ricongiungimento familiare per tutti coloro che hanno lasciato i figli, il coniuge o i genitori nei Paesi d’origine. Il governo di Copenaghen ha spiegato la sua decisione sulle «confische» stabilendo un parallelo con le norme che riguardano i disoccupati danesi: anch’essi, prima di chiedere il sussidio di disoccupazione, sono obbligati a cedere i propri averi in moneta o in beni di valore oltre un certo livello, per garantire allo Stato che non intendono farsi mantenere senza aver prima tentato ogni altra via. Ma i movimenti per i diritti umani rispondono con un altro argomento: la solidarietà continua ad essere uno dei principi fondanti dell’Unione europea, e finora non è stata abolita.