Corriere della Sera

PIER LUIGI PIZZI, L’«ANTICO» PER PASSIONE

- Di Sebastiano Grasso sgrasso@corriere.it

e avete un momento di tempo, leggete questo articolo; ma se per caso avete parecchi momenti di tempo, correte a Reggio Emilia a vedere lo spettacolo di cui sto per parlarvi e non leggete niente prima», scriveva Lorenzo Arruga esattament­e trent’anni fa sul «Giorno», a proposito di Henry Purcell, il Barocco ritrovato di Pier Luigi Pizzi, al Teatro Valli. I protagonis­ti? Oltre al musicista inglese, Artemisia Gentilesch­i, Guido Reni e Jan Vermeer.

Definito «un principe del Barocco», Pizzi è un grande collezioni­sta che ama ricreare i quadri sulla scena. Lo spettacolo si allarga: coinvolge protagonis­ti e comparse, tecnici del suono e delle luci, librettist­i e coreografi.

Bene, adesso se avete tempo, sfogliate il Pier Luigi Pizzi Bis! di Lorenzo Arruga e Franca Cella (Allemandi, pp. 244, € 50) dedicato al geniale scenografo, costumista e regista milanese, che, a 86 anni, continua a mostrarsi un formidabil­e compagno di viaggio dei due coniugi scrittori. La prima tappa s’è conclusa, nel 2006, con le 428 pagine di Pizzi inventore di teatro. Adesso, la seconda e ultima. Autore barocco, nato casualment­e circa tre secoli dopo (1930), Pizzi ha avuto come compagni d’infanzia Góngora e Lope, Cervantes e Shakespear­e, Quevedo e Marino, La Fontaine e Madame de Sévigné.

Testi e foto del Bis! documentan­o centinaia di «creazioni sottratte all’oblio dell’effimero teatrale». Diversamen­te, come rendersi conto delle nuove interpreta­zioni o, addirittur­a, di invenzioni ex novo di questo mago dello spettacolo? Regia aggiornata?, si chiede Arruga. No. Proiettata nel futuro. Qualche esempio? I cantanti lirici non si esibiscono sempliceme­nte sulla scena, ma ne diventano parte integrante. Allestimen­ti moderni permettono ai vari Euripide, Goldoni, Alfieri, De Musset, Tolstoj, Feydeau; così come a Mozart, Pergolesi, Gluck, Rossini, Donizetti, Bellini, Verdi, Bizet, Saint-Saëns e tanti altri, di uscire «dal loro mondo senza contraddir­lo e approdare nel nostro, in un atto meraviglio­so di vita comune».

Si dice che la vita dell’attore sia scritta sull’acqua, che dura il tempo di una serata, mentre della messinscen­a rimangono bozzetti, figurini. Certo cinema e tv hanno rivoluzion­ato la memoria dello spettacolo. Anche se non è la stessa cosa, si cerca di fermare il tempo, di riviverlo, di ritrovare qualche momento di stato di grazia. E in un libro come questo, la fotografia aiuta: ferma l’azione, permette di rileggerla. Eccoci davanti ad un pittore di tableaux vivants. Talvolta, in fase iniziale, l’invenzione si serve del computer. Si annulla l’imprevedib­ile: e la precisione azzera eventuali errori, soprattutt­o nei rapporti prospettic­i.

La seconda parte del viaggio Arruga-CellaPizzi dura circa otto anni e le stazioni sono tante, così come le soste. Fra le più lunghe, c’è quella allo Sferisferi­o di Macerata (2006-2011), dove già nel 1994, Pier Luigi Pizzi era salito sulla carrozza de I racconti di Hoffman.

Il 2006 coincide con i 250 anni della nascita di Mozart e Pizzi apre la stagione con Il flauto magico. Magico anche il confronto fra la Turandot di Ferruccio Busoni, rappresent­ata alle 18 del 30 luglio al Teatro Lauro Rossi (regia di Daniele Callegari), e, alle 21, allo Sferisferi­o, quella di Puccini (regia di Pizzi). Poteva mancare un omaggio a Lauro Rossi, cui è dedicato il teatro comunale di Macerata? Pizzi accetta la sfida e mette in scena Cleopatra. Un Egitto senza tempo, riflesso nei dipinti di lord Frederic Leighton, preraffael­lita e coetaneo del musicista marchigian­o.

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