La poliziotta senza casco che dà la mano agli operai
La gestione dell’ordine pubblico passa anche da una stretta di mano, un casco sfilato per mostrare la faccia e dialogare. Ieri a Genova, durante la manifestazione degli operai dell’Ilva il gesto della poliziotta Maria Teresa Canessa ( in foto) di togliersi il casco e stringere la mano al primo che s’è trovata davanti è servito a stemperare il clima e riportare la calma.
Il confronto Il vice questore aggiunto Maria Teresa Canessa di fronte al corteo dei metalmeccanici Ilva ieri a Genova
Avolte la gestione dell’ordine pubblico passa anche da una stretta di mano, un casco sfilato per mostrare la faccia e dialogare. Com’è accaduto ieri a Genova, durante la manifestazione degli operai dell’Ilva timorosi di vendite, esuberi e licenziamenti. Decisi a far sentire la propria voce. Avevano portato in strada i mezzi pesanti, sparato petardi e acceso qualche fuoco, mettendo in allarme i responsabili della sicurezza. Un corteo che poteva degenerare, sebbene tra i manifestanti ce ne fossero tanti con i capelli bianchi, o senza: arrabbiati e decisi, ma sostenuti dalla gente ai balconi e non inclini alla provocazione e allo scontro. Tuttavia, quando sale la tensione non si sa mai come va a finire. Da tempo il capo della polizia, Alessandro Pansa, raccomanda ai suoi uomini di tenere i nervi saldi e di limitare al minimo l’uso della forza, soprattutto con i lavoratori; quasi sempre ascoltato, talvolta disatteso. Anche quando la situazione si fa più critica, è preferibile il confronto. E così, dopo che manifestanti e poliziotti in assetto anti sommossa s’erano fronteggiati per ore, il gesto del vice-questore aggiunto Maria Teresa Canessa di togliersi il casco e stringere la mano al primo che s’è trovata davanti (seguita da altri colleghi) è servito a stemperare il clima e riportare un po’ di calma. La notizia del prossimo incontro con la sottosegretaria allo Sviluppo economico, chiesto e ottenuto dai dimostranti, ha fatto il resto. «È stato un atto istintivo e spontaneo dopo ore di stress — ha raccontato la funzionaria, quarantunenne madre di tre gemelli — per parlare a quattr’occhi con queste persone messe a dura prova». Non controparti, ma parti diverse in un unico ambito di convivenza civile. È solo un’immagine, d’accordo, e i problemi restano. Ma si contrappone a molte altre, viste troppe volte, di manganellate, molotov, lacrimogeni e volti coperti. Meglio questa.