La cancelliera proporrà un’Unione ristretta riservata ai «volonterosi»
Angela Merkel, che Matteo Renzi incontrerà oggi a pranzo, non è la stessa donna che il presidente del Consiglio ricevette un anno fa a Firenze. Non è nemmeno la stessa cancelliera. Personalmente, dopo dieci anni alla guida della Germania, ha deciso di non puntare più solo alla conservazione del potere: sulla crisi dei rifugiati ha messo in gioco tutto. In politica, continua a credere che l’unità dell’Europa sia il primo obiettivo ma l’Europa che immagina ha smesso di essere quella di allora, anche dal punto di vista geografico. Il risultato dei cambiamenti è una leadership più assertiva, che traccia confini anche finirà». E molti stentano a crederlo nel suo partito e nel governo. Chi le è vicino, però, assicura che in Frau Merkel, figlia di un pastore protestante e socialista che l’ha cresciuta nella Germania Est, la vicenda dei rifugiati ha fatto emergere il lato etico della sua educazione, che mette al primo posto quel che si deve fare. E che potrà muovere passi indietro tattici ma non chiudere le frontiere. L’amico che le ha citato la frase di Havel — il reverendo Rainer Eppelman che era capo del movimento di cui Merkel faceva parte al momento della caduta del Muro di Berlino — è sicuro che, di fronte all’ipotesi di «abbandonare le sue convinzioni e il suo passato» piuttosto «si dimetterebbe prima». Con Renzi discuterà d’altro. Dei rifugiati, certo, e della crisi di Schengen, della necessità di controllare le frontiere esterne della Ue e fare funzionare gli hot spot per la registrazione dei migranti. Della politica di austerità che il presidente del Consiglio ha criticato. Del gasdotto Nord Stream 2 che imprese tedesche intendono realizzare in collaborazione con la russa Gazprom nonostante le sanzioni occidentali contro Mosca. E dell’asse BerlinoParigi che il presidente del Consiglio vorrebbe non dominasse la politica nella Ue. Qui entra il cambiamento di prospettiva politica che la cancelliera sta realizzando. Le divisioni in Europa, soprattutto le chiusure di molti Paesi sui rifugiati, quelli dell’Est in testa ma non solo, e la prospettiva del referendum britannico sul rimanere nella Ue stanno convincendo la politica tedesca che l’Europa a più velocità è inevitabile, che qualche forma di «coalizione dei volonterosi» creerà il nucleo centrale di un’Unione diversa. La nuova Merkel chiederà a Renzi che l’Italia sia parte di questo nocciolo impegnativo.