«Una nuova vita in Olanda dopo cinque mesi in radio»
«Avevo appena finito di studiare e non sapevo bene cosa fare». È così che Francesca Spanò, palermitana, 25 anni, a pochi giorni dalla laurea in Comunicazione presa a Pavia si è ritrovata immersa in un lavoro vero, e in una nuova vita. Ad Amsterdam. Tutto è iniziato con un tirocinio nell’ambito del progetto Erasmus+ a «RadioPizza Olanda», emittente radio nata per dar voce agli italiani nel mondo. Partita a maggio 2015, fino allo scorso settembre Francesca si è occupata dei palinsesti, delle interviste e dello speakeraggio. Al termine del periodo previsto, le è stato proposto di restare. Consiglierebbe questa esperienza? «Decisamente: cambia le priorità, le prospettive, la vita».
Sul perché vengano premiati non ha dubbi: «Sono più bravi». E lo sono perché «in Italia abbiamo i licei migliori del mondo, e i nostri studenti sono più flessibili». Abbiamo meno laboratori e risorse, ma più linguaggi, «combiniamo meglio le due culture, le humanities e le scienze». L’analisi della Ue mette in luce anche alcune caratteristiche psicologiche: i candidati dell’area Europa del Sud, più dei coetanei di altre aree geografiche e più di quelli che non hanno intenzione di partire, mostrano più marcati tratti di personalità in aree ritenute importanti dai datori di lavoro: fiducia in se stessi, serenità, determinazione, energia, curiosità.
Ma se è consolatorio riconoscere le peculiarità del nostro sistema formativo, che fa sì che — riassume Dionigi — «la soluzione tecnica a un problema un imprenditore magari la chiede a un tedesco, ma per stendere la relazione preferisce un italiano», resta il fatto che l’emigrazione dei nostri giovani professionisti è un buco nero. E se lo studio e il lavoro all’estero diventano il destino finale del percorso formativo, anziché rappresentarne una tappa, è perché fuori dai confini si trovano servizi migliori e aiuti allo studio: «I ragazzi imparano le lingue, non pagano le tasse e trovano lavoro», sintetizza Dionigi. Che una soluzione ce l’ha: «Iniziamo con il garantire il primo triennio di studi universitari gratuito per tutti». Con l’obbligo di frequentare e di sostenere gli esami nei tempi previsti. Poi, certo, serve un mercato del lavoro più equo, dove tutti abbiano le giuste tutele, serve debellare nepotismo e baronie. Poi si potrà andare all’estero «per completare gli studi e perfezionarsi, trovare un primo o magari un secondo lavoro e, alla fine, tornare in patria, per mettere a frutto le esperienze accumulate e occupare posizioni di maggiore vantaggio e responsabilità».