Corriere della Sera

La Belle Epoque. Secondo Varese

Un viaggio nel tempo a caccia del Liberty nascosto. Che merita di essere (ri)visto

- Flavio Vanetti

HotelRisto­rante Al Borducan, via Beata Caterina Moriggi 43, tel. 0332 22 05 67 utrire l’anima e il corpo non è solo un modo di dire. Varese ne ha fatto anche il manifesto di un’iniziativa culturale e turistica che abbraccia il patrimonio liberty della sua montagna: arte, relax e gastronomi­a si uniscono in un fil rouge che buca il tempo e si spinge ai giorni della Belle Époque d’inizio Novecento, quando i laghi lombardi e la Città Giardino in particolar­e erano la meta delle teste coronate e di una borghesia agiata.

Oggi di quel patrimonio, firmato in gran parte da Giuseppe Sommaruga, l’archistar del tempo, rimane un senso di oblio più che la traccia della continuità. Le immagini simbolo del degrado sono l’ex Grand Hotel Campo dei Fiori — con il vicino ristorante Belvedere a pianta semicircol­are —, chiuso da quasi mezzo secolo e da decenni violentato da una selva di antenne, l’edificio della ex colonia Magnaghi e il complesso della seconda linea della funicolare, monumento all’approssima­zione della politica (spiegazion­e: nel 2000 solo il primo tratto, quello del Sacro Monte, fu riattivato; non si capisce perché le cose siano state fatte a metà).

A voler vedere, dunque, lo scenario della montagna varesina è più che altro crepuscola­re. Ma un gruppo di persone ha provato a tramutare un tramonto in una ripartenza, ricercando la vitalità tra le pieghe silenziose di un qualcosa che esiste e che ha solo bisogno di una L’hotel-ristorante Al Borducan è tutto in legno e decorato con disegni floreali luce adeguata. Dopo le prime iniziative di qualche anno fa (sostenute dai primi finanziame­nti), lo scorso ottobre la mostra «Censire la bellezza», basata sulle foto di Davide Niglia, ha rilanciato il progetto. Quindi è nato un libro, curato dal dipartimen­to di Design del Politecnic­o di Milano in collaboraz­ione con l’Ente parco regionale Campo dei Fiori, l’Ordine degli architetti di Varese e l’ecomuseo del Campo dei Fiori. Il titolo? «Nutrendo anima e corpo - Itinerari di delizia tra le ville del Sacro Monte sopra Varese»: la delizia è sia per gli occhi, sia per l’anima, sia per il palato.

Angela Baila, Anna Anzani, Eugenio Guglielmi e Claudia Caramel sono partiti da un’idea semplice: in attesa che qualcuno spezzi l’incuria che sta logorando gli edifici e una storia gloriosa, perché non valorizzar­e il «liberty minore»? Il lavoro catalogazi­one e i rilievi fotografic­i hanno messo in luce l’esistenza di un patrimonio poco conosciuto, ma di grande valore. «Il nostro — spiega Angela Baila — è un invito rivolto a tutti: se si accresce la consapevol­ezza dei valori, si rafforza l’identità dei luoghi e della collettivi­tà che li abita. E si protegge un patrimonio estremamen­te vulnerabil­e».

Da qualche anno sono diventati di moda gli ecomusei e gli alberghi diffusi. L’insieme Sacro Monte - Campo dei Fiori ha le caratteris­tiche dell’una e dell’altra cosa: già lo si sapeva, ma la ricerca ha riportato a galla un sommerso inatteso. Di nuovo l’architetto Baila: «Non sapevamo, ad esempio, che alcune ville fungessero già da bed and breakfast: il censimento è stato anche un viaggio nell’inedito e verso un potenziale tesoro». L’offerta è multiforme: si va dalla ricerca della spirituali­tà — la strada delle cappelle del Sacro Monte si conclude alla parrocchia di Santa Maria del Monte e al convento delle Romite Ambrosiane —, alle botteghe, all’appagament­o festaiolo (la location del Camponovo è splendida per matrimoni e altre ricorrenze), all’eat and sleep, rito che offre varie opzioni ma che impone almeno una visita al mitico Hotel-Ristorante Al Borducan, aperto nel 1927. Quel locale, tutto legno e disegni floreali, è una macchina del tempo: riporta al lusso e alle raffinatez­ze del secolo precedente. Al Grand Hotel Campo dei Fiori, seguendo le ricette del famoso chef francese Auguste Escoffier, si servivano caviale, fagiani e rari maccheroni con julienne di tartufi. Magari un giorno quell’epoca, adattata al terzo millennio, tornerà.

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