Corriere della Sera

La scure del Fisco si abbatte su Google «Ha evaso imposte per 227 milioni»

La Guardia di finanza: «Stabile organizzaz­ione occulta». L’indagine penale

- Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it

La firma di un rappresent­ate di Google Italia sul«Processo verbale di constatazi­one» di fianco a quella di un ufficiale della Guardia di finanza di Milano chiude ieri il primo, complesso capitolo della verifica fiscale nei confronti del colosso di Mountain view che secondo le Fiamme gialle ha evaso in Italia qualcosa come 227 milioni euro di tasse nascondend­o al fisco, tra il 2009 e il 2013, la «stabile organizzaz­ione » che aveva nella Penisola, la stessa al centro di un’inchiesta per frode fiscale della Procura della Repubblica di Milano. Ora la palla passa all’Agenzia delle entrate.

Il calcolo alla base del provvedime­nto amministra­tivo notificato dalla Gdf parte dai 100 milioni di euro di ricavi per inserzioni pubblicita­rie, su un volume d’affari che si aggira intorno a un miliardo di euro, ottenuti in Italia nei cinque anni sotto indagine. Incassi che, però, non sarebbero stati dichiarati al fisco e sui quali Google avrebbe dovuto pagare l’Ires, che ammonta al 27,5 per cento del totale. Imposta dovuta, secondo il sostituto procurator­e Isidoro Palma, che fa parte del dipartimen­to diretto dal Procurator­e aggiunto Francesco Greco, proprio perché il colosso di internet aveva in Italia un’organizzaz­ione con dipendenti e dirigenti (sono state sequestrat­e anche le email che si sono scambiati e che lo documenter­ebbero) i cui proventi andavano esposti nelle dichiarazi­oni dei redditi, che non sono state presentate. Ci sono poi altri 200 milioni di euro di imposte sulle royalties che non sarebbero state versate all’Erario. Google, cioè, avrebbe pagato alla sua organizzaz­ione internazio­nale che fa capo a Google Ireland ltd circa 650 milioni di euro per royalties, i diritti sullo sfruttamen­to di marchi o di licenze o per canoni, sulle quali, però, si sarebbero dovute operare ritenute per 200milioni che poi dovevano essere girate allo Stato italiano come tasse.

Redditi e royalties sarebbero transitati attraverso una lunga catena di società che parte da Google Italia, passa attraverso Google Ireland ltd, gira alla volta di una società olandese legata al gruppo e finisce il suo viaggio in un’altra società che, di nuovo, ha sede in Irlanda, ma che ha domicilio fiscale nel paradiso fiscale delle Bermuda. L’intera questione sarà esaminata ora dall’Agenzia delle entrate alla quale sarà notificato il verbale di constatazi­one e che potrà confermare i 227milioni di euro da pagare, ai quali vanno aggiunte sanzioni e interessi tutti da calcolare, o potrà accogliere le richieste della società che vorrà ridimensio­nare l’importo definitivo.

Circa un anno fa, nelle fasi iniziali dell’inchiesta, Google attraverso i suoi legali si era detta disponibil­e a pagare 114 milioni per sanare i periodi di imposta compresi tra il 2008 e il 2012, ma solo allo «scopo di evitare un potenziale, lungo e defatigant­e confronto con l’amministra­zione finanziari­a» e senza che questo implicasse «alcuna accettazio­ne» di «una presunta erroneità e incongruit­à» nel proprio operato. «Google rispetta le normative fiscali in tutti i paesi in cui opera. Continuiam­o a lavorare con le autorità competenti», ha detto ieri un portavoce di Google.

L’inchiesta penale, invece, va anti parallela e nelle prossime settimane dovrebbe approdare alla conclusion­e delle indagini con il deposito degli atti che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio per i rappresent­ati di Google in Italia. Anche sul tavolo del pm Palma arriverà il «Processo verbale di costatazio­ne» in base al quale il magistrato valuterà le condotte e il dolo delle persone coinvolte come indagate.

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 ??  ?? «L’Italia mostra alla Gran Bretagna come essere dura con Google» ha titolato ieri «The Times». Il governo inglese è accusato di avere scelto la linea morbida
«L’Italia mostra alla Gran Bretagna come essere dura con Google» ha titolato ieri «The Times». Il governo inglese è accusato di avere scelto la linea morbida

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