I dati degli editori alla Scuola Umberto ed Elisabetta Mauri Il mercato dei libri torna positivo E la carta si prende la rivincita
Sono soltanto timidi segnali. Però bastano per pensare che la lunga notte dell’editoria, durata cinque anni, forse, stia finendo. E se non ci si può spingere ad affermare che, dopo anni di bombardamento digitale, c’è un’inversione di tendenza in corso, di certo la carta, per molti data in via di estinzione, si prende la sua (piccola) rivincita. Un dato che non stupisce perché negli Stati Uniti lo scorso anno è successa la stessa cosa.
L’analisi dell’Associazione italiana editori che viene presentata oggi a Venezia, all’incontro intitolato La civiltà del libro a conclusione del Seminario di perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, dice che il 2015 è l’anno della svolta. Aumentano le vendite e aumenta la lettura dei libri di carta. Secondo i dati Nielsen elaborati per l’Aie, il mercato registra un più 0,7% nei canali trade che — secondo i calcoli di Giovanni Peresson, responsabile dell’ufficio studi dell’associazione — salirebbe a un più 1,6 considerando tutto il mercato ( e cioè anche il fatturato ebook e gli altri canali, dalle fiere alle mostre, ai bookshop dei musei). Non siamo al livello della Gran Bretagna, che segna un incremento del 6,6% (il mercato anglosassone è uscito dalla crisi già da un po’) ma siamo in linea con il resto dei Paesi dell’Unione Europea, segno che la ripresa riguarda un po’ tutti. Il mercato del libro cresce in Spagna (più 1,9%), in Francia (1,7), mentre rimane con il segno negativo la Germania (meno 1,7).
Questi dati, dice Peresson, indicano che il libro, da sempre considerato prodotto anticiclico (spesso proprio in tempi di crisi aumentano le vendite) si è collegato all’andamento economico generale. Ma, secondo il presidente dell’Aie
Il libro come paracadute (llustration Works/Corbis)
Federico Motta, «è anche la dimostrazione del grande lavoro fatto dagli editori in questi anni per affrontare la sfida. Non ci sono state soltanto riorganizzazioni e ristrutturazioni, ma si è coltivato il rapporto con il lettore, si è lavorato a cercare soluzioni. Gli editori italiani, in generale, coniugano capacità creativa e imprenditoriale, anche se poi nuovi marchi nascono o muoiono sempre, pure in tempi normali, proprio perché parliamo di aziende che vivono una personalizzazione assente in altri settori. Comunque questo segno «Più che un’inversione di tendenza è la convivenza di volumi tradizionali e digitali»
positivo è anche il risultato di un modo di parlare di libri, di cultura, come di un elemento importante, imprescindibile, per lo sviluppo di un Paese». Motta crede molto anche nel discorso di promozione e, infatti, annuncia che la stessa associazione sta lavorando a una grande iniziativa. «Oggi si parla sempre di cultura, anche a livello politico. Sia il premier Renzi che il ministro Franceschini — dice Motta — hanno dimostrato di crederci molto. L’industria della lettura ha bisogno di essere sostenuta, per questo contiamo Aumentano le vendite in Francia e Spagna, mentre resta negativa la Germania sull’appoggio del ministero per i Beni culturali».
L’elaborazione dell’Aie sui dati Istat dice che sono cresciuti i lettori deboli o occasionali e conferma che bambini, ragazzi e giovani adulti continuano a leggere di più della media nazionale (la lettura di ebook tra i 15 e i 19 anni è quasi il doppio rispetto alla media nazionale: 15,3% rispetto all’8,2).
Certo, ormai pubblicare anche il formato digitale di un libro per la maggior parte degli editori è prassi consolidata. Gli ebook rappresentano il 91,1% delle novità pubblicate nel 2015, ma la vendita in formato digitale è soltanto il 4,3% del totale. Gli ebook nel 2015 hanno perso il 5,6% dei lettori (277 mila persone in meno). «È un dato non soltanto nostro — commenta Motta — che dobbiamo approfondire. Più che un’inversione di tendenza, la definirei una selezione dei mezzi di lettura. Si è capito che l’uno non è sostitutivo dell’altro, ma che possono convivere».
La ricerca dell’Aie conferma anche che i bambini, ragazzi e young adult sono il comparto che ha trainato di più la crescita sia a copie che a valore: rappresenta il 17,4% del fatturato e il 22,9% delle copie vendute.
Per quanto riguarda i canali di distribuzione, la ricerca segnala che tre quarti degli italiani (72,2%) continua a fare acquisti in libreria. Le catene aumentato il loro peso, raggiungendo la quota del 41,3% della torta. Ma crescono, anche se di poco, pure le librerie indipendenti, che si attestano al 31% (mentre la grande distribuzione e gli store online sono entrambi al 13,9%).
Insomma, in generale i segnali per gli editori non sono omogenei ma dimostrano, dice Peresson, che «ad essere cambiato è il lettore: più autonomo, disincantato, flessibile». Catturarlo sarà la sfida del 2016.