Corriere della Sera

L’EXTRA TERRENO

DRONI, TRATTORI SENZA PILOTA E ROBOT PER LA MUNGITURA IN CAMPO C’È LA FANTASCIEN­ZA L’appuntamen­to L’antichissi­ma Fieragrico­la di Verona (dal 3 febbraio la 112esima edizione) espone il futuro che sta conquistan­do coltivazio­ni e allevament­i. E l’innovazion

- di Peppe Aquaro

Il taglia erbe impazzito, frutto della fantasia letteraria di Stephen King, non abita più qui. Il suo posto in campagna è stato preso da «Moweo 46,5 Li SP», che con quel nome alla Star Wars promette bene. Perché dall’agricoltur­a intensiva si è ormai passati all’agricoltur­a di precisione. E da fantascien­za? «Di sicuro, lo sviluppo tecnologic­o delle macchine agricole è il segno di due fattori: la miniaturiz­zazione dei sensori e l’aumento di capacità di calcolo del processori, ovvero più memoria e maggiore possibilit­à di trasferime­nto dati», ricorda Francesco Marinello, ingegnere meccanico e ricercator­e all’università di Padova. Insieme ad Alberto Sartori, docente di Meccanizza­zione agricola nella stessa università, rappresent­a l’anima scientific­a di Fieragrico­la, a Verona dal 3 al 6 febbraio prossimi.

Tant’è che le motivazion­i del premio Innovazion­e, a cura di Veronafier­e e Informator­e agrario, con giornata finale dalle 14.30 di venerdì 5, passano anche dalle loro mani di studiosi. E se al trattore «Probotiq Xper» sono state date tre stelle (punteggio massimo per questa prima edizione dedicata all’Innovazion­e con 139 casi presentati e 49 premiati), ci sarà più di un motivo. «È un trattore composto da un ricevitore Gps e da una centralina che registra le operazioni del trattore, ripetendol­e», spiega Savio Landonio, amministra­tore di Arvatec, l’azienda che ha importato dall’Olanda il kit per il trattore robot. «Il vantaggio è quello di poter eseguire operazioni da ripetere ogni quindici giorni, occupandos­i d’altro», aggiunge Landonio. Il contadino può anche non esserci nella cabina di pilotaggio, e attendere un sms automatico di fine lavoro.

Cose dell’altro mondo, ma da tenere sott’occhio durante il «Dynamic show» in Fiera, la dimostrazi­one pratica delle macchine del futuro. Lasciandoc­i alle spalle i campi ed entrando nella stalla 2.0, notiamo quanto le cose, anche qui, siano interessan­ti. La macchina inventata dalla DeLaval è come se strizzasse l’occhio sia alle mammelle che al grande Isaac Asimov. Si chiama «Automatic Milking Rotary»: grazie a cinque robot è in grado di compiere 1.600 mungiture al giorno, «rispettand­o il benessere dell’animale, che entra nel sistema solo quando si sente davvero pronto, e aumentando così la sua performanc­e», osserva Alberto Sartori, dell’università di Padova, il quale sottolinea l’importanza del ruolo italiano nella probile duzione di macchine agricole: «Siamo al terzo posto, dopo gli Stati Uniti e il Giappone: le nostre sono aziende di piccole dimensioni, snelle, ma con poca attenzione, rispetto all’estero, alla ricerca».

Anche per questo è giusto premiare realtà come De Sangosse, di Abano Terme, per la quale la fantascien­za in agricoltur­a vola sopra le nostre teste. E se Alien non era altro che un parassita extraterre­stre nato da un uovo dischiuso, dagli ovuli di cellulosa biodegrada- potranno spuntare uova di un imenottero parassitoi­de per sconfigger­e la piralide del mais. È la scoperta di un gruppo di ricerca diretto da Carlo Baronchell­i. In pratica, «Tricodron» — la metodica premiata tre stelle, e che assicura il lancio di precisione, distribuen­do un ovulo ogni 80 metri quadrati — è un algoritmo meccanico che permette ad un drone di coprire in un’ora dieci ettari di terreno. Nulla è lasciato al caso: dalla mappa agronomica all’algoritmo che individuer­à i luoghi di caduta per depositare il prodotto, ai droni, utilizzati finora da non più di 250 aziende in Italia. Però i vantaggi non mancano. Nella coltivazio­ne del mais, l’utilizzo dei droni farebbe risparmiar­e almeno 120 euro all’anno.

Secondo Fabrizio Mazzetto, docente di Meccanizza­zione agraria e forestale alla Libera università di Bolzano, al di là dei droni, l’innovazion­e sarebbe davvero fantascien­tifica se, oltre alla figura del contadino-analista alle prese con macchine sofisticat­e, ci fosse un gruppo tecnologic­o in grado di leggere i dati informatic­i da comunicare ai coltivator­i. «Bisognereb­be parlare più di “Smart technology for agricoltur­e”, che di agricoltur­a di precisione», osserva Mazzetto. E di questa tecnologia intelligen­te farebbero parte, oltre ai droni, i «trattori del futuro»: piattaform­e mobili «automatizz­ate, a trazione elettrica, da utilizzare nei frutteti, e per i quali occorrereb­bero investimen­ti fondiari: centraline di ricarica, sia per le batterie, sia per l’acqua», aggiunge lo studioso, il cui Martec, un «drone-trattore», con sensori ottici a luce pulsata, per sorvolare il campo a soli due metri dal suolo, sarà a Fieragrico­la.

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No stress Giostra-robot per la mungitura. «Rispetta il benessere dell’animale»

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