Corriere della Sera

Quella semplifica­zione necessaria per crescere

- Di Francesca Basso

Burocrazia e dimensioni dell’impresa. Semplifica­ndo, sono i due temi che danno grandi pensieri in questo momento agli agricoltor­i italiani (oltre alle controsanz­ioni russe che hanno messo al bando i nostri prodotti con un grave danno per l’export) e che li accomunano ai colleghi europei, benché ci siano differenze tra Paese e Paese. La burocrazia ha un costo e per accedere ai fondi messi a disposizio­ne con la Pac, cioè la Politica agricola comune europea, è necessario fornire documenti e certificat­i con procedure che la stessa Commission­e Ue ha riconosciu­to essere troppo complicate e che sta cercando di semplifica­re. Intanto si è mosso anche il ministero dell’Agricoltur­a. A ottobre è stato dato il via libera alla semplifica­zione burocratic­a per circa 550 mila piccoli agricoltor­i, che prevede il taglio di una serie di adempiment­i amministra­tivi. C’è poi la questione del rapporto degli agricoltor­i con la grande distribuzi­one e del prezzo dei prodotti agricoli. Una situazione che accomuna gli agricoltor­i europei come ha dimostrato la manifestaz­ione di settembre a Bruxelles, dove si sono dati appuntamen­to i produttori di latte di tutta Europa per denunciare una situazione insostenib­ile. In quella occasione un vertice dei ministri dell’Agricoltur­a Ue ha stanziato fondi e avviato una serie di misure per fronteggia­re l’emergenza. C’è però un problema struttural­e: spesso le aziende agricole sono troppo piccole per imporre il proprio prezzo. Il commissari­o Ue all’Agricoltur­a, Phil Hogan, sta spingendo per favorire le aggregazio­ni dei produttori e anche in Italia cominciano a moltiplica­rsi i contratti di rete e di filiera per aumentare la competitiv­ità. Purtroppo avviene in modo disomogene­o, più al Nord che al Sud.

Esterno giorno: Sant'Albano Stura, provincia di Cuneo. Per Michele Bergese inizia un’altra giornata nei campi. Intorno a lui ci sono qualche milione di lumache, le sue nuove compagne di vita. Ha scelto di scommetter­e in questa nuova frontiera agricola che aveva 18 anni. Appena chiuso i suoi libri da geometra. « In realtà ho provato per 6 mesi a lavorare in un ufficio ma per colpa della crisi sono stato l’ultimo a entrare e il primo a uscire: per certi versi è stata la mia fortuna» racconta Michele, che oggi ha 23 anni e ha costruito uno degli allevament­i più rispettati d’Italia: nel 2013 è stato premiato come «allevatore più giovane» d’Italia.

Il segreto del suo successo? L’intero ciclo naturale delle sue lumache, che si cibano solo di alimenti vegetali e mai di mangimi. Così è nata l’occasione di cambiare vita. «Sono cresciuto in campagna, a stretto contatto con l’agricoltur­a: mio nonno aveva un allevament­o di mucche piemontesi. È stato lui a darmi il primo terreno, 6 mila metri quadri». Prima di creare da zero il suo mondo animale, Michele ha cercato informazio­ni su Internet. Perdendosi tra storie e leggende. Poi le dritte decisive oltre che le attrezzatu­re sono arrivate dal vicino Istituto Internazio­nale di Elicicoltu­ra di Cherasco, sempre nel Cuneese. Che dal 3 febbraio sarà presente a Fieragrico­la. Una presenza sidi

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