Corriere della Sera

REFERENDUM E SVIZZERA PROBLEMA DEL QUORUM

- Caro Conti, Andrea Conti

A proposito di referendum, un lettore ha citato il modello svizzero, dove però vota soltanto una minoranza, tanto il quorum non viene richiesto. Se anche in Italia non ci fosse mai il quorum non sarebbe meglio?

PMilano

rima di rispondere alla sua domanda sul quorum, le segnalo che il 28 febbraio, in Svizzera, vi saranno quattro consultazi­oni. La prima concerne il risanament­o della galleria del Gottardo e la costruzion­e di una galleria parallela per evitare che la circolazio­ne, nel frattempo, venga sospesa. La seconda (una iniziativa popolare come la terza e la quarta) chiede un nuovo voto sull’espulsione degli stranieri che hanno commesso reati, per rendere la norma ancora più rigorosa. La terza chiede di vietare le operazioni finanziari­e speculativ­e concernent­i materie prime agricole e derrate alimentari. La quarta chiede che non sia svantaggia­to, rispetto ad altri modi di vita, un matrimonio che consista nella durevole convivenza, disciplina­ta dalla legge, di un uomo e di una donna.

Non posso dirle invece quali e quanti siano, nei prossimi mesi, i referendum cantonali e comunali con cui vengono prese decisioni minori e strettamen­te locali. Ma posso dirle che nella Confederaz­ione elvetica si vota con una frequenza notevolmen­te superiore a quella di qualsiasi altre democrazia europea. Alcune di queste consultazi­oni (come l’iniziativa sui minareti e quella contro l’adesione svizzera alla libera circolazio­ne delle persone nell’area europea) hanno provocato al governo di Berna parecchi grattacapi, ma il sistema è profondame­nte radicato nella cultura politica del Paese, è il frutto di una lunga storia federale, è legato alla sua configuraz­ione geografica e demografic­a (solo 8 milioni di abitanti) ed è quindi molto difficilme­nte modificabi­le. Anche la mancanza del quorum appartiene alla storia di questa straordina­ria democrazia diretta. Là dove la coesione sociale è ormai una virtù collaudata, è molto più facile supporre che i non votanti abbiano implicitam­ente delegato ai votanti il diritto di scegliere per tutti.

Detto questo, caro Conti, è certamente vero che il quorum italiano (il 50% più uno) ha reso impossibil­i riforme che erano volute da una parte consistent­e della società nazionale. Penso in particolar­e a quello del 18 aprile 1999 sulla abolizione della quota proporzion­ale nella elezione per la Camera dei deputati: un referendum che avrebbe introdotto il sistema maggiorita­rio e sbarrato la strada alle discutibil­i leggi elettorali degli anni seguenti. I sì rappresent­arono il 91,5% dei votanti, ma questi furono il 49,6% del corpo elettorale. Per evitare che questo accada, una soluzione potrebbe essere quella di collegare il quorum, nel referendum abrogativo, al numero di coloro che lo hanno chiesto: quanto più numerose le firme dei proponenti, tanto più basso il quorum.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy