Corriere della Sera

Il regime di Assad avanza (protetto dai jet di Mosca)

Il regime, coperto da 6 mila incursioni dei jet di Mosca, ha ripreso posizioni a Ovest e al confine giordano Il ruolo chiave dei curdi

- di Guido Olimpio L. Cremonesi

Diplomazie al lavoro per trovare una soluzione alla crisi siriana. Ma le truppe di Assad avanzano con l’appoggio di Mosca. I russi hanno condotto quasi 6 mila raid aerei: anche se gli obiettivi sono rimasti gli insorti antiregime e non l’Isis.

(Nella foto, migranti in viaggio verso l’isola greca di Lesbo)

WASHINGTON La diplomazia cerca soluzioni per la crisi siriana e il regime, grazie al decisivo appoggio di Mosca, avanza. Successi che solo il tempo dirà quanto duraturi, poiché i lealisti hanno sempre problemi nel difendere le conquiste. Quanto agli avversari pesano le divisioni croniche.

L’offensiva

I russi hanno condotto quasi 6 mila incursioni aeree senza badare troppo a chi ci fosse sotto: gli obiettivi primari sono rimasti gli insorti e non l’Isis. Il Cremlino ha messo a disposizio­ne artiglieri­a, razzi a lungo raggio, bombe anti bunker. Hanno impiegato le loro forze speciali e mandato al fronte alti ufficiali. Gli iraniani, gli hezbollah, le milizie sciite (iracheni, afghani) hanno svolto un ruolo chiave affiancand­o le unità locali. L’obiettivo — come ha indicato Elijah Magnier, giornalist­a di Al Rai — è di tagliare i due corridoi di rifornimen­ti: quello che parte dalla Turchia e l’altro che arriva dalla Giordania. Possibile che il comando russo voglia controllar­e al Bab contando anche sull’avanzata da est dei curdi su Manbij. Una manovra per ostacolare eventuali iniziative di Ankara e tener in pugno uno snodo strategico.

Le mosse

L’offensiva a oriente di Latakia ha rovesciato le posizioni. Prima dell’intervento della Russia erano in pericolo, ora il regime ha ripreso località importanti, come Salma e intende allargarsi. L’altro settore da seguire è quello di Aleppo. I contendent­i stanno concentran­do reparti, i qaedisti di Al Nusra hanno appena inviato una lunga colonna di oltre 200 veicoli senza che un singolo caccia la prendesse di mira. Il movimento Nur al Din al Zenki, invece, ha lasciato la zona sostenendo di non aver ricevuto materiale bellico adeguato dall’estero, un riferiment­o anche ai missili Tow. A Est il regime ha rotto l’assedio alla base di Kweires ma deve vedersela con l’Isis. E sempre lo Stato Islamico ha stretto ancora di più la morsa su Deir Ezzor. Al centro gli insorti hanno risposto con operazioni nella regione di Hama.

Il fronte Sud

I lealisti hanno ripreso Sheikh Miskin mettendo in difficoltà formazioni dell’Fsa e ora sono in movimento sul fronte di Kuneitra. Gli insorti hanno attribuito il rovescio all’incessante azione dei velivoli russi, ad una riduzione nel flusso di armi, ai rapporti difficili con il centro di coordiname­nto in Giordania, dove sedevano anche gli americani. Lamenti che ritroviamo anche da parte di brigate ribelli presenti in altre regioni, accuse accompagna­te dalla denuncia di pressioni da parte di Washington per accettare la trattativa. E indiscrezi­oni parlano di contatti tra Amman e Mosca per una tregua locale. Di certo c’è che l’uso dei missili anti carro Tow è crollato. Ne hanno di meno? I lealisti hanno adottato tecniche per ridurne l’impatto?

La zona curda

E’ come un piccolo grande gioco. I curdi siriani Ypg giocano tra due sponde. La prima è rappresent­ata dagli Usa. Grazie alla copertura dell’aviazione statuniten­se i separatist­i si sono spinti a ovest dell’Eufrate. Non è poco in quanto il fiume rappresent­ava la linea rossa invalicabi­le tracciata dalla Turchia. La loro meta è la cittadina di Manbij, anche se vorrebbero arrivare a Jarabulus, sul confine turco. L’altra meta, complessa, è Raqqa, una delle capitali dell’Isis. La seconda sponda per l’Ypg è rappresent­ata dalla Russia, ben lieta di usarli in chiave anti-Ankara. Le mosse delle superpoten­ze ruotano attorno a due località. Gli americani hanno allungato una vecchia pista a Rmeilan e schierato reparti d’élite. Ufficialme­nte è un appoggio per «operazioni umanitarie», in realtà si tratta di un avamposto che può svolgere un ruolo più importante. I russi hanno risposto con 50 commandos nell’aeroporto di Qamishli, sempre nella zona curda.

Il risiko siriano resta instabile, sempre suscettibi­le di mutamenti repentini, e toccherà agli insorti rispondere per mettere in discussion­e i successi del nemico.

Fronte Sud I ribelli accusano gli Usa di premere per una tregua. Amman tratta con Mosca?

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