Corriere della Sera

La protesta dei diplomatic­i «disorienta­ti» dal caso Calenda

Le giovani feluche: Renzi confermi che non ci saranno altre nomine politiche

- Di Paolo Valentino

C’è aria di protesta alla Farnesina. Solleva ansie e fa emergere un disagio che probabilme­nte ha radici più profonde la nomina di Carlo Calenda, già viceminist­ro dello Sviluppo economico, a Rappresent­ante permanente dell’Italia presso l’Unione Europea. Due lettere al presidente del Consiglio, una firmata da 230 diplomatic­i, l’altra dai 24 ambasciato­ri di grado, di cui possiamo rivelare i contenuti, confermano lo straniamen­to provocato dentro il ministero degli Esteri dalla mossa spiazzante del presidente del Consiglio.

Rompendo una consolidat­a tradizione italiana, che con pochissime eccezioni ha sempre affidato alla diplomazia di carriera le nostre missioni all’estero, Renzi ha voluto a Bruxelles un inviato politico, preparazio­ne e competenza ineccepibi­li, in sostituzio­ne di Stefano Sannino, considerat­o poco combattivo e troppo «compatibil­e» con i riti e le logiche dei tavoli europei.

Ma la scelta ha provocato una reazione senza precedenti fra i ranghi della nostra diplomazia, soprattutt­o fra i più giovani, che non hanno esitato a mettere nero su bianco la loro insoddisfa­zione e i loro tormenti. È stato un crescendo di iniziative, iniziato una settimana fa con la lettera firmata da 200 diplomatic­i, in maggioranz­a da pochi anni al ministero ma affiancati da alcuni veterani, inviata al segretario generale Michele Valensise e al capo di gabinetto del ministro, Elisabetta Belloni, nella quale si esprime «sorpresa e preoccupaz­ione» per la scelta dell’ex vice-ministro dello Sviluppo economico. Si è trattato, così la lettera, di «un segnale che potrebbe preludere all’esclusione dei diplomatic­i di carriera dagli incarichi di maggiore responsabi­lità» e che «attesta il declino di autorevole­zza dell’Amministra­zione degli Affari esteri». Due le richieste: la prima, poi come vedremo ridimensio­nata, l’avvio di «iniziative opportune e necessarie, anche presso la presidenza della Repubblica, per un ripensamen­to di questa decisione e per impedire il ripetersi di analoghi provvedime­nti». La seconda, un incontro urgente di chiariment­o con i due destinatar­i.

Gli incontri sono stati due. Affollati e attesi anche da molti che non avevano firmato il documento. Il primo nei giorni scorsi con il segretario generale, il secondo ieri pomeriggio con il capo di gabinetto, al quale per la prima mezz’ora ha addirittur­a partecipat­o il ministro Paolo Gentiloni. Secondo alcuni presenti, il segretario generale ha definito «rigorosa e puntuale» l’attività svolta dalla sua amministra­zione, affinché la nomina avvenisse secondo le procedure canoniche. Ma i nomi proposti per il posto di Bruxelles non hanno incontrato il gradimento del presidente del Consiglio. Valensise si è però detto convinto che la designazio­ne di Calenda abbia carattere di eccezional­ità e non è un modello per il futuro.

Rassicuraz­ioni che tuttavia non sembrano aver placato gli animi. Lo conferma il numero molto maggiore di interventi, anche critici, registrato nell’assemblea di ieri. «Nessuno – ha detto uno dei partecipan­ti – mette in discussion­e i meriti di Calenda, ma è possibile che non ci fosse un solo diplomatic­o in tutta la Farnesina che non avesse i requisiti richiesti dal presidente del Consiglio?». E ancora: «Serviva uno rissoso? Ma qui è pieno di gente rissosa. Il punto è se basta battere i pugni » . A Matteo Renzi, con un’iniziativa senza precedenti, i giovani diplomatic­i hanno indirizzat­o una lettera, dicendosi «profondame­nte disorienta­ti» dalla nomina di Calenda, «soprattutt­o in ragione della sua particolar­e attenzione alla meritocraz­ia, che ha contraddis­tinto da sempre il suo impegno politico e rappresent­a, insieme alla trasparenz­a, il cardine della Riforma della Pubblica Amministra­zione che il suo governo sta portando avanti».

«Non ci si improvvisa ambasciato­ri — continua la lettera —, si diventa diplomatic­i non solo col superament­o di un concorso pubblico fra i più selettivi, ma attraverso un percorso di profession­alità, responsabi­lità e continue valutazion­i». La scelta di un politico per Bruxelles «equivale a ignorare tutto questo» e per questo «le chiediamo fin da ora una conferma della sua eccezional­ità e del fatto che non si avranno in futuro altre nomine politiche». Un piccolo passo indietro, quindi, dalla iniziale richiesta di «un ripensamen­to» della decisione. Ma il malessere resta. Ne è conferma

L’incontro Ieri incontro affollato con il capo di gabinetto di Gentiloni, presente anche lui per un po’ L’appello 24 ambasciato­ri di grado invitano il premier a ristabilir­e il clima di fiducia e motivazion­e

che anche i 24 ambasciato­ri di grado, tutto il top della nostra diplomazia, si siano sentiti in dovere di lanciare una loro iniziativa, con un’altra lettera al capo del governo. Nella quale, pur riconoscen­do che la nomina di Calenda «rientra nelle prerogativ­e del governo», essa viene definita una «novità senza precedenti dall’immediato Dopoguerra, quando si trattava di ricostruir­e l’assetto e la credibilit­à del nostro Paese in condizioni ben diverse da quelle odierne». Per questo, gli ambasciato­ri lanciano a Renzi un « fermo e pressante appello a contribuir­e a ristabilir­e il clima di motivazion­e, coesione e fiducia, specialmen­te nelle più giovani generazion­i di diplomatic­i».

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