Tra Merkel e Renzi restano i nodi L’offerta di un posto nel direttorio Ue
La cancelliera chiamerà il premier italiano per coordinarsi prima di ogni futuro vertice dell’Unione
Matteo Renzi sosterrà Angela Merkel, sulla crisi dei rifugiati, senza riserve. E senza chiedere nulla in cambio. Per parte sua, la cancelliera tedesca coinvolgerà Roma, in consultazioni dirette, prima delle riunioni dei consigli europei, come fa con François Hollande. Dal punto di vista politico, è questo il risultato più forte
Mercato di tappeti Il pranzo non è stato un mercato di tappeti, dice una fonte che vi ha partecipato
dell’incontro di ieri tra i due capi di governo, a pranzo, nella cancelleria di Berlino.
Non una riunione facile, per entrambe le parti: nelle settimane scorse, il presidente del Consiglio italiano aveva avanzato critiche alle politiche di Berlino e tra i due governi si era creata una certa tensione. Ieri, non è finita ad abbracci e baci, anche perché nell’entourage di Frau Merkel il clima non è quello. Berlino e Roma, però, dicono di volere stare dalla stessa parte, in un passaggio tra i più difficili della storia europea, con divisioni tra Paesi mai viste così forti da 60 anni.
Le differenze di opinione su questioni generali, ad esempio la cosiddetta austerità nelle politiche europee, rimangono. Lo stesso su alcuni dossier. E la cancelleria tedesca avrebbe voluto qualcosa di più da Renzi sull’impegno a dare il via libera al finanziamento di tre miliardi alla Turchia, bloccato dall’Italia, affinché trattenga i profughi nei suoi campi. In un momento in cui è isolata in Europa come mai prima, la cancelliera ha però incassato la promessa italiana di sostenerla su quella che è la sfida della sua vita politica, l’apertura a chi fugge dalle guerre e cerca asilo.
Il pranzo non è stato un mercato di tappeti, dice una fonte che vi ha partecipato. Nessuno scambio ma affermazione delle proprie posizioni. Sulla questione dei denari alla Turchia, che la Germania vorrebbe fossero sbloccati in fretta, Renzi ha ribadito che l’Italia li sbloccherà, ma dopo che la Commissione Ue avrà chiarito due punti: cioè se andranno a aumentare il debito pubblico (si tratta di meno di 300 milioni), e se il discorso sui fondi per i rifugiati riguarda solo la Turchia o anche, come lui vuole, eventuali necessità che si dovessero creare altrove, ad esempio in Libia. Renzi ha però detto di sperare «che le risposte alle nostre domande arrivino prima della conferenza di Londra» sugli aiuti ai siriani, a metà settimana prossima.
Sulla flessibilità di bilancio che l’Italia intende usare e che verrà valutata da Bruxelles in primavera, durante il pranzo la discussione è stata generica. Merkel ha detto che è una questione che verrà decisa a Bruxelles. E Renzi ha ribadito che le politiche di austerità «fanno cadere i governi» e danno forza al nemico comune, il populismo. Opinioni diverse, nessuna novità e non c’era da aspettarsela. Piuttosto a sorpresa, durante il pranzo, invece, la reazione della cancelliera all’affermazione di Renzi che l’Italia è disposta a discutere tutto e a sostenerla sulla politica dei rifugiati ma non accetta «decisioni precotte», riferimento alle scelte che Berlino e Parigi fanno e poi presentano a Bruxelles. Vuole essere «azionista alla pari». In risposta, Merkel gli ha proposto colloqui telefonici a due da tenere prima dei consigli europei, per discutere i dossier aperti: come lei già fa con Hollande.
La leader tedesca è anche andata oltre nel volere sottolineare l’importanza che dà alla relazione con l’Italia. Non ha solo proposto di prevedere «un’iniziativa molto forte» tra i due Paesi per spingere la cosiddetta Industria.4, cioè il digitale e le nuove tecnologie. Ha anche detto — e questo è politicamente più rilevante — che il 2017 sarà un anno in cui Berlino e Roma avranno la guida di G20 e G7 e celebreranno l’anniversario dei Trattati di Roma. Sarà un’occasione per discutere di un’Europa nuova, perché quella di oggi è in crisi e non è riproponibile uguale a se stessa. Nuova stagione tra Berlino e Roma? Non scontato, le differenze rimangono. Ma possibile.
Il premier Renzi è partito con una agenda di riforme molto ambiziosa e il Jobs act si muove nella direzione giusta Il successo di queste riforme sarà un contributo importante all’Europa e all’Italia. C’è uno spirito europeo che ci unisce Combattere la disoccupazione è combattere il populismo Il nostro avversario è lo stesso: il populismo