Corriere della Sera

Così il governo tedesco vuole inasprire le regole di asilo Sospeso per due anni il diritto al ricongiung­imento familiare

- Danilo Taino

nel Paese. Per questi uomini, in gran parte giovani, l’impossibil­ità di avere una famiglia, il fatto di rimanere soli tra tanti maschi disorienta­ti in città sconosciut­e, spesso senza lavoro e con sistemazio­ni in rifugi collettivi è un elemento di destabiliz­zazione. Che secondo gli esperti non è secondario nello stimolare comportame­nti illegali, quando non violenti, e comunque è un ostacolo all’integrazio­ne nella società tedesca. L’ansia di dare una risposta alle preoccupaz­ioni dei cittadini sul flusso di migranti sempre fortissimo rischia di creare danni se non permanenti almeno di lungo periodo.

La pressione su Angela Merkel e sul governo affinché facciano qualcosa per limitare gli arrivi è, in effetti, forte. Un sondaggio, ieri ha rivelato che il 39,9% dei tedeschi pensa che la cancellier­a dovrebbe dimettersi per come ha gestito la crisi (poco più del 45% ritiene debba restare). E la tensione nel Paese si fa sentire su basi quotidiane. La notte tra mercoledì e giovedì, per esempio, una granata è stata lanciata contro un campo profughi in una cittadina del Banden-Württember­g: non è scoppiata ma il fatto è uno dei tanti segnali che raccontano del clima che attraversa una parte del Paese.

Il governo vuole dare segnali forti. I rappresent­anti dei partiti che formano la Grande Coalizione — la Cdu di Frau Merkel, il partito gemello in Baviera Csu guidato da Horst Seehofer e i socialdemo­cratici di Sigmar Gabriel — hanno dunque, pur tra contrasti, trovato un compromess­o. A una serie di rifugiati è accordata una «protezione secondaria», sulla base del fatto che non arrivano direttamen­te da zone di guerra ma sono passati da altri Paesi prima di entrare in Germania. A loro sarà vietato il ricongiung­imento per un biennio. Al momento, si calcola che circa il 20% dei profughi siriani sia in questa condizione. Le altre misure del pacchetto consistono nella classifica­zione di Algeria, Tunisia e Marocco come Paesi sicuri, per i cui cittadini non è cioè automatico l’asilo; nella decisione di creare grandi centri di registrazi­one vicini ai confini, destinati a migranti non in arrivo da zone di guerra e quindi candidati a essere rimpatriat­i; nell’inasprimen­to delle procedure di espulsione per chi è condannato per certi crimini; e nello stanziamen­to di maggiori fondi per insegnare il tedesco a chi riceve asilo.

Misure di emergenza, alcune delle quali rischiano di prendere il sopravvent­o sulle misure di saggezza.

danilotain­o

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