Corriere della Sera

La piazza e i tormenti di Costa Il neoministr­o: io ascolto tutti

Indeciso fino all’ultimo se essere presente oggi al Circo Massimo

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contro le unioni civili e la “step child adoption” per le coppie di omosessual­i?», è la domanda che si è sentito ripetere nelle ultime ore. E Costa, che anche ieri ha cercato di non saltare il pranzo con i suoi, ha risposto a tutti che lui è «un liberale e in quanto tale ha la propension­e ad ascoltare tutte le opinioni, a maggior ragione quelle profondame­nte diverse».

«Certo — ha spiegato, eludendo il quesito, nel corso di una giornata scandita dai preparativ­i per il giuramento e dal passaggio di consegne al ministero della Giustizia — io ho le mie convinzion­i sulla famiglia intesa come nucleo fondante della società. Ma ora non faccio altre valutazion­i».

L’avvocato Enrico Costa — una carriera politica tutta vissuta in Forza Italia, il partito al quale approdò alla fine suo padre Raffaele, scalando le tappe di consiglier­e comunale, provincial­e e regionale, di deputato e di membro del governo — ha legato la sua attività parlamenta­re anche ad alcune delle «leggi ad personam» confeziona­te per l’ex premier Silvio Berlusconi. Ma di recente (oltre alla riforma della prescrizio­ne e al divieto di pubblicare le intercetta­zioni prima dell’udienza filtro) da vice ministro della Giustizia si è molto dedicato al tribunale della Famiglia, una delle novità del ddl delega sulla giustizia Civile, che dovrebbe radunare tutte le competenze attualment­e sparpaglia­te in diversi uffici giudiziari: minori, divorzi, separazion­i, adozioni.

In via della Stamperia, Costa troverà Gianclaudi­o Bressa del «Avevo 23 anni quando mio nonno fu chiamato a ricoprire il mio stesso incarico»

Pd, un sottosegre­tario di rango molto esperto, e un dipartimen­to collaudato per gli Affari regionali che da mesi sta affrontand­o la difficile sfida per la organizzaz­ione delle Aree vaste sulle ceneri delle Province, ormai cancellate dalla Costituzio­ne. Tutto da inventare, invece, il Dipartimen­to della Famiglia che fino a ieri aveva un suo nucleo presso il ministero del Lavoro: «Ecco — ha spiegato Costa alla sua squadra — ci sarà da lavorare molto per riunire sotto un solo tetto tutte le competenze sulla famiglia».

Anche da ministro, Costa non rinuncerà a fare «il parlamenta­re del territorio». La sua Mondovì, in provincia di Cuneo, la raggiunge quasi tutti i fine settimana: «Per sentire l’aria che tira, per capire cosa dicono i cittadini e gli amministra­tori locali che poi sono la prima linea dello Stato».

Tuttavia ora, da ministro per gli Affari regionali, gli toccherà andare al Nord come al Sud visto che dovrebbe mantenere anche la competenza per il coordiname­nto dei fondi struttural­i per il Mezzogiorn­o (”la cassaforte” dei fondi Ue rimane a Palazzo Chigi).

Per il neoministr­o del Nuovo centrodest­ra, le spine nel fianco potrebbero essere rappresent­ate dalle Regioni e dalla Province a statuto speciale che lui, con una proposta di legge presentata a suo tempo con il Pdl, aveva chiesto di riportare al rango ordinario. Ieri, però, con chi lo ha chiamato dalla Valle d’Aosta e dalla Sicilia ha usato toni rassicuran­ti.

Corsi e ricorsi Sono un liberale e intendo la famiglia come nucleo fondamenta­le della società Ci sarà da lavorare molto per riunire sotto un unico tetto tutte le competenze sulla famiglia

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