Torna la sneaker di Panatta: «L’ho vista in archivio, mi sono innamorato»
La Superga con cui il tennista vinse la Coppa Davis. Lorenzo Boglione: l’abbiamo riportata all’originale
Il destino in una foto. Sneaker di tela e giacca impermeabile. Nello scatto il bambino sorride inconsapevole. O forse no. Con le 2750 ai piedi (le Superga da tennis) e il K-Way sulle spalle Lorenzo Boglione — 30 anni, torinese, vice presidente Sales di BasicNet (il gruppo ha acquisito entrambi i marchi) — nasce come il candidato ideale. Ma guai a parlargli di vintage: «Non mi interessa, preferisco la tradizione. Contestualizzata e riletta in chiave contemporanea».
È così che rinasce la scarpa sportiva indossata da Adriano Panatta, vincitore della Coppa Davis nel 1976: «Quando l’abbiamo trovata negli archivi, ancora sporca di terra rossa — racconta Boglione — , ci siamo innamorati». Nella moda, dal lusso allo sportswear, è tutto un ripescaggio: viviamo nell’era più tecnologica di sempre, ma siamo attratti dal passato. «Proprio perché il progresso è così veloce — sottolinea l’imprenditore — la storia dà senso alla realtà e ispira fiducia. Credo che sia questo il motivo principale della riscoperta, della scritta “creato nel...” accanto al marchio».
La prima domanda che si è fatto al suo ingresso nel gruppo? «Perché Superga è la scarpa degli italiani». La risposta? «Per decenni, tra i 60 e i 70, è stata l’unica calzatura sportiva sul mercato». Non a caso, il giovanissimo Boglione è voluto «tornare indietro di 15 anni». «Quando abbiamo rilevato l’azienda — ricorda — la 2750 (il modello campione di vendite che, da solo, rappresenta circa il 15% del business) era stata completamente modificata in forma, peso e struttura. Ho chiesto di riportarla all’originale». Motivo? «Walter Martiny (fondatore del marchio nel 1911, ndr) l’ha creata per la moglie, giocatrice di tennis, che continuava a massacrare le scarpe di corda sulla terra rossa. È nata così l’idea della suola in gomma vulcanizzata, più resistente. L’innovazione è sempre stata la cifra, bisognava ripartire da lì». Le sneaker, accessorio di culto anche in ambito fashion, continuano a spopolare: come spiega un successo così trasversale e di lungo periodo? «Lo sport è tornato di moda — spiega Boglione — . È ciclico, va e viene. Da qualche anno tutti vogliono essere di tendenza, ovvero sportivi».
Se il settore offre grandi possibilità, è pur vero che dovete competere con colossi globali: come pensate di posizionarvi? «È la vecchia storia di Davide contro Golia... C’è sempre qualcuno che cerca di prendersi la torta, ma i consu-
matori non vogliono vestire tutti allo stesso modo: più player sul mercato è il contrario dell’omologazione».
Una ricetta che, a giudicare dai numeri, funziona: nell’ultimo anno il fatturato di Superga ha registrato un aumento superiore al 20%. Merito dell’export, che copre circa i due terzi. Tra i Paesi con le performance migliori la Corea, dove spopola il modello rivisitato della scarpa da volley con il logo della coda di rondine, gli Stati Uniti, il Sudamerica e il Giappone. Il piano di sviluppo per il 2016? «Stiamo per aprire nuovi negozi a Giacarta, in Indonesia, e in Cile. A marzo sarà pronto anche il flagship store milanese (al 15 di corso Vittorio Emanuele II)». Le Superga preferite di sempre? «Le 2750 bianche. Più si sporcano e invecchiano, più sono belle».