Colori forti, natura ruvida, animali La casa si affida al buon selvaggio
Dai cactus ai leoni, così i tessuti e gli oggetti cancellano il minimalismo
atura lussureggiante, evocata attraverso scenari da giungla e savana, animali selvatici, legni di paesi lontani. Suggestioni precise, tinte sature, linee e decori immediati ma sofisticati. Il mondo dell’arredo svela oggi l’altro volto del «naturale», lontano da quella declinazione fatta di forme pure, materiali basici, colori-non colori a cui eravamo abituati. «Wild», così ha definito questa tendenza in atto nell’abitare la ricerca presentata a Parigi da Maison & Objet (la rassegna internazionale di arredo, appena conclusa) e spiegata attraverso una mostra e un volume di ispirazioni. Una natura ruvida e imperfetta, ancestrale, che dà vita a oggetti in grado di suscitare sensazioni forti perché portano alla luce quell’elemento selvatico latente in ognuno di noi. Ritorno a una dimensione da buon selvaggio? Oppure il contrario, come si è visto tra le novità presentate in fiera e nel «fuori» (al Déco Off, che detta le linee guida dell’anno per i tessuti e la decorazione): la natura oggi è coinvolgente, energizzante, ci apre al mondo con stimoli rinnovati. Ci carica positivamente.
«Sentivamo il bisogno di allontanarci da un concetto di natura pauperistica e strettamente ecologista, ma poco appagante per i sensi. L’esplosione dei colori, l’opulenza nelle forme ci fanno rifiorire e di conseguenza progredire: è quella che io chiamo “crescita felice”, la spinta positiva al cambiamento. Una nuova primavera della vita», commenta il sociologo Francesco Morace. La biologia ci aiuta: i deserti prendono vita grazie ai cactus in fiore (messi alle pareti sotto forma di carte da parati), le foreste pluviali, non più inquietanti, svelano (su stoffa) colori ricercati e carichi che sfumano dal verde smeraldo, al blu pavone al turchese acceso.
Tornano le rappresentazioni di animali, umanizzati in chiave ironica (da Christian Lacroix sulla sua nuova serie di piatti) o descritti esattamente, come le scimmie (fatte a lampada) appese a una liana: «Rappresentano in assoluto l’animale in cui possiamo riconoscerci, e qui ho voluto mostrarle nel gesto di appropriarsi di qualcosa che appartiene all’uomo, la luce, come se l’avessero trovata casualmente girando per la casa», spiega l’artista-designer Marcantonio Raimondi Malerba che le ha ideate per Seletti. Dualismo uomoanimale, anzi l’opposto: «La natura ha le nostre regole, noi stessi siamo natura ma a volte viviamo in modo artificiale. Qui c’è un gioco degli specchi: noi siamo simili a loro, loro imitano noi, ci scrutano usando la “nostra” luce e ci vedono correre, freneticamente, come succede a loro», argomenta. Chissà che questa simbiosi ritrovata con la natura non serva davvero per fare luce sulla nostra vita e, sostiene Morace, «trasferirci quel senso di libertà tipico degli animali, dopo anni di “politicamente corretto” anche in casa».
Oggetti «eco», sì ma ora quanto mai lontani da un’estetica integralista: vivere «dentro» la natura oggi significa assorbirne la dimensione più appagante. Come succede con la nuova biancheria ricavata dal bambù: «Si estrae dalla polpa delle canne e dalle foglie e, mischiata al cotone, dà luogo a un tessuto igroscopico, assorbente e ventilato, antibatterico (come lo stesso bambù), ma soprattutto piacevole sulla pelle», spiega Marta Marin del marchio Shuj che l’ha ideato nei colori delle canne del bambù Moso, nelle nuance (reali) che vanno dal blu al viola, all’ocra. Arredi che evocano il mondo, globali ma guidati dalle identità di ogni territorio: «Torniamo all’archetipo di una bellezza “ricca”, ma attenta alle identità eppure in grado parlare a tutti», conclude Morace. Universale ma unica, come in fondo è la natura, e senza una precisa regola. Una casa in cui agire d’istinto, come un animale. Roar!