Il braccio di ferro tra Cantone e i fondi interprofessionali
AMatteo Renzi non piacciono le ritualità dei rapporti con le parti sociali. I rappresentanti di lavoratori e imprese se ne sono fatti una ragione. Ma ora un nuovo fronte va ad aprirsi con palazzo Chigi. L’Anac, autorità anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, ha inviato una lettera lo scorso 15 gennaio al ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Otto pagine per spiegare a fil di legge che i fondi interprofessionali sono enti di diritto pubblico. Risultato: d’ora in poi dovranno applicare il codice degli appalti. Per capire la portata dell’intervento serve qualche spiegazione in più. I fondi oggi sono 22. Sono promossi dalle parti sociali e gestiscono ogni anno 600 milioni di euro. Di questi, circa la metà – quindi 300 – sono amministrati da Fondimpresa, il fondo di Confindustria. Le risorse arrivano dallo 0,30% dei contributi che le aziende versano all’Inps e vengono impiegate per garantire corsi di formazione per le imprese. Fino a oggi questi fondi erano soggetti solo ai controlli del ministero del Lavoro. Ora dovranno rendere conto anche all’Anac di Cantone. L’opposizione è generale. Il fondo di Confindustria in particolare non ci sta: «Il codice degli appalti lo applichiamo già, ma perché lo abbiamo deciso noi. Se questo è un modo per metterci sotto tutela noi non ci stiamo». Dal canto suo l’Anac è determinata a dare seguito al suo intervento. Che ne pensa il ministero del Lavoro?