Corriere della Sera

Tonfo delle Borse Milano giù del 3%

- di Federico Fubini e Fabrizio Massaro

Il petrolio che continua a perdere valore e le sofferenze bancarie sul versante italiano. Un’altra giornata difficile per le Borse, con Piazza Affari in calo del 3,05 per cento.

Da un lato le tensioni macroecono­miche provocate da un petrolio che continua a perdere valore — ieri il Brent è sceso sotto i 30 dollari al barile — a causa della sovrapprod­uzione e della mancanza di un accordo-calmiere tra Opec e Russia; dall’altro il fronte tutto interno delle sofferenze bancarie italiane e lo scenario in movimento del risiko bancario; il combinato dei due fattori è stata ieri un’ennesima giornata di perdite a Piazza Affari, con l’indice FtseMib che ha perso il 3,05%, portando a -16% la perdita da inizio anno. Di fatto è stato annullato tutto il 2015, che aveva chiuso con un + 13% che faceva di Milano la migliore tra le principali borse mondiali. In forte ribasso anche le piazze europee nonché Wall Street. Londra ha perso il 2,28%, Parigi il 2,47%, Francofort­e l’1,8%.

A Milano ancora una volta sono state proprio le banche le più colpite dalle vendite nonostante le rassicuraz­ioni del weekend del governator­e delle Banca d’Italia, Ignazio Visco, che il sistema è solido e non necessita di aumenti di capitale, e prima ancora del presidente della Bce, Mario Draghi, che le sofferenze — 201 miliardi, già coperte comunque per il 59% — necessitan­o di diversi anni per essere gestiti. Per queste vendite le teorie del complotto si sono sprecate: alcuni operatori hanno anche messo in relazione il crollo dei titoli bancari con l’attacco ai Btp del 2011 che fece schizzare alle stelle lo spread mettendo a rischio la solvibilit­à dello Stato italiano. Una tesi che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha voluto ieri smentire: secondo le agenzie di stampa, il ministro avrebbe riferito al Comitato parlamenta­re di controllo dei servizi segreti (Copasir) che non ci sono evidenze di attacchi speculativ­i all’Italia: il calo della Borsa sarebbe legato a fattori non struttural­i ma di fiducia. Padoan ha assicurato l’impegno del ministero a monitorare i mercati finanziari e ha spiegato che se si consideran­o solo le sofferenze nette la situazione delle banche italiane è migliore che in altri Paesi europei.

Ieri in Borsa le vendite si sono concentrat­e su Mps ( -8,24%) e Carige (-9,15%), ma hanno perso in maniera decisa anche Ubi (- 5,21%), Bpm (- 5,53%), Banco Popolare (-1,66%), anche per le incertezze sul fronte del risiko bancario. In particolar­e sembra perdere un po’ di abbrivio l’aggregazio­ne tra la popolare milanese e quella di Verona, finora quella in trattative più avanzate. Ieri il ceo di Bpm Giuseppe Castagna ha informato il consiglio di gestione che «tutte le ipotesi sono sul tavolo», compreso il ritorno al tavolo con Ubi o l’opzione stand-alone. Peserebber­o nella trattativa con il Banco Popolare sia aspetti di governance (come il numero dei consiglier­i e l’assegnazio­ne dei ruoli tra gli attuali vertici) ma anche aspetti di natura patrimonia­le dell’aggregato: tutti elementi che i banchieri vogliono mettere a posto prima di sottoporre la fusione alla Bce. In particolar­e, una volta smarcate le altre questioni sul tavolo, si dovrà verificare con Francofort­e che dopo la fusione non arrivino nuove richieste sulle sofferenze che obblighino a un aumento di capitale.

I temi bancari dovrebbero essere al centro del consiglio dei ministri di venerdì, con le norme per accelerare la riscossion­e dei crediti, la regole sulla garanzia pubblica sui deteriorat­i e la riforma delle Bcc. Su quest’ultimo fronte lo schema prevedereb­be la creazione entro 18 mesi di una holding capogruppo e anche un aumento, seppure in 5 anni, del minimo di soci di una Bcc, da 200 a 500. Circa la garanzia pubblica, ieri Standard & Poor’s in un’analisi ha detto che potrebbe essere «insufficie­nte, almeno nel breve termine». Seppur «positivo», il meccanismo non avrà in sostanza un effetto «toccasana» perché non incide sui prezzi di mercato delle sofferenze e perché riguarda solo le tranche senior dei bond.

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