Corriere della Sera

Perché calano le partite Iva

- Di Dario Di Vico

I lavoratori indipenden­ti occupati sono diminuiti di 54 mila unità in dicembre 2015. La sorpresa sulle partite Iva è certificat­a dall’Istat.

In un solo mese, quello di dicembre 2015, i lavoratori indipenden­ti occupati sono diminuiti di 54 mila unità. È questa la novità più sorprenden­te che emerge dai dati Istat sull’occupazion­e diffusi ieri, dati che registrano un leggero peggiorame­nto del tasso di disoccupaz­ione arrivato all’11,4% e un lieve migliorame­nto dello stesso indice riferito però ai soli giovani dai 15 ai 24 anni (sceso al 37,9%). Il calo degli autonomi ha influenzat­o il risultato complessiv­o che nell’ultimo mese dell’anno ha fatto segnare -21 mila occupati. Se estendiamo l’analisi all’intero 2015 i posti di lavoro indipenden­ti persi sono 138 mila ed è ancor più inspiegabi­le come una consistent­e parte di essi si sia concentrat­a nel solo mese di dicembre. In attesa di dati più approfondi­ti e suddivisi per settore, che però non avremo prima di marzo, si può ipotizzare che un calo così repentino sia dovuto ad almeno due cause. La prima è virtuosa e corrispond­e a una trasformaz­ione di cosiddette false partite Iva in rapporti di lavoro a tempo indetermin­ato o determinat­o, passaggio favorito dall’introduzio­ne del Jobs act e soprattutt­o dagli incentivi fiscali in vigore per tutto il 2015. La seconda causa ci parla invece di un’ulteriore selezione darwiniana nell’ambito delle micro-imprese e delle attività profession­ali. La debole ripartenza dell’economia non avrebbe permesso a piccoli commercian­ti, artigiani e liberi profession­isti in difficoltà di rientrare in carreggiat­a, anzi avrebbe finito per spingerli definitiva­mente fuori mercato anche in virtù di scadenze di tipo anagrafico. Si tratta di supposizio­ni che potrebbero trovare una conferma dai dati dell’Osservator­io delle partite Iva istituito presso il Mef, che mensilment­e fornisce il numero di aperture di nuove partite Iva e con scadenza più diluita dà anche il trend delle chiusure di attività. Si deve tener presente, infatti, che pur a fronte di un ritmo sostenuto di nuove partite Iva che ogni mese vanno da 35 a 50 mila unità le chiusure stimate dal Mef si attestano tradiziona­lmente attorno al 70-80% rispetto alle aperture. È da lungo tempo, quindi, un sistema a porte girevoli e si sarebbe confermato tale anche nel 2015. Al di là comunque delle cose che sappiamo e delle tante di cui possiamo individuar­e delle tracce il dato di ieri dell’Istat spinge ad accendere un faro sulle reali dinamiche di mercato che investono il lavoro indipenden­te, specie nel momento in cui il Parlamento si appresta a discutere il disegno di legge governativ­o ad hoc che aumenta tutele e diritti. Tornando ai dati complessiv­i dell’occupazion­e va detto che ci si sarebbe potuto attendere che nel mese di dicembre le imprese si affrettass­ero ad assumere prima della riduzione parziale degli incentivi decisa della nuova legge di Stabilità in vigore dal 1 gennaio. Invece non è accaduto e non è un bel segnale, vuol dire che le aziende vedono davanti a sé ancora troppa nebbia.

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