Corriere della Sera

«Se Bloomberg ora si candida vincerà Donald»

- di Viviana Mazza

«Viviamo in tempi molto strani, gente». Così Gail Collins, editoriali­sta del New York Times ha scritto in chiusura di una recente rubrica in cui ammetteva di avere ormai accettato che Donald Trump potrebbe diventare il candidato repubblica­no alla Casa Bianca. Trump, lo stesso personaggi­o sul quale vent’anni fa scriveva di gossip per il Daily News, ora la tiene sveglia di notte, insieme a Bernie Sanders. «Nonostante la vittoria di Cruz, il mio incubo è che Sanders vinca la nomination democratic­a, con Trump sul fronte opposto. Provocando l’entrata in corsa di Michael Bloomberg come indipenden­te, che spazzerebb­e via i voti dei democratic­i moderati, facendo sì che Trump si installi alla Casa Bianca».

L’Iowa sembra mostrare che la gente ama dire che voterà Trump più di quanto non lo faccia effettivam­ente. Perché pensa ancora che Trump possa farcela?

«Se Trump vince, sarà merito dell’odio verso Cruz. Per quanto l’establishm­ent repubblica­no abbia paura del miliardari­o, molti lo preferisco­no a Cruz, e sono più disposti ad appoggiarl­o».

Ma il partito non tenderà ora sempre più verso Rubio, dopo questa sua buona prova in Iowa?

«È possibile. Ah, Rubio lo adorano. È paradossal­e, in fondo, poiché le sue posizioni sono le stesse di Cruz, incluse quelle sull’immigrazio­ne (dopo aver cambiato idea tre volte per spostarsi verso destra). La differenza è che Rubio sa lavorare con gli altri, mentre il senatore texano ha paralizzat­o l’intero sistema nel tentativo di togliere i fondi a Obamacare».

In un certo senso Rubio non è il perfetto anti-Obama? In un suo recente spot tv appare una vecchia copertina di «National Review» con la sua faccia e la scritta «Yes, we can»; ascoltando il suo discorso di ieri in Iowa, il commentato­re di Msnbc Joe Scarboroug­h lo ha definito “l”Obama repubblica­no”.

«Rubio non userebbe queste parole, ma è vero che lui e Obama hanno delle cose in comune: vengono dai parlamenti dei loro stati, Rubio era un giovanissi­mo speaker della Camera in Florida (solo che lui ama presentarl­a come una cosa eccezional­e e non lo è: poiché tutti gli speaker lo fanno al sesto anno, dato che il massimo che puoi passare in parlamento sono otto anni). Come Obama, Rubio vuole incarnare il cambiament­o. Ma l’unico cambiament­o che porterebbe è la sua giovane età».

E Hillary? L’Iowa doveva essere la sua consacrazi­one. Poteva andare peggio?

«Certo: poteva perdere. Ma è stato deprimente. E adesso la prossima tappa sarà il New Hampshire, dove ci si attende una vittoria di Sanders».

La figura di Hillary dividerà sempre l’elettorato? Cosa le consiglier­ebbe se fosse la sua consulente?

«Non farei mai la sua consulente. Ne ha già anche troppi. Il punto è che quel che promette è in pratica di continuare sulla strada di Obama. E va bene, ai democratic­i Obama piace, ma non è la cosa più entusiasma­nte che uno abbia sentito».

L’establishm­ent «L’establishm­ent repubblica­no ha paura del miliardari­o, ma lo preferisco­no a Cruz»

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Gail Collins, oggi editoriali­sta del New York Times, dieci anni fa scriveva di gossip per il Daily News. E anche allora si doveva occupare (per altre questioni) di Trump

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