Corriere della Sera

Liguria, 23 a giudizio per le spese pazze Il vice di Salvini rischia la Severino

Rixi, assessore di Toti, potrebbe decadere se condannato per i rimborsi da consiglier­e

- Erika Dellacasa

Gli altri nell’inchiesta A processo per i conti dal 2010 al 2012 anche il presidente leghista del Consiglio regionale L’imputato Sono sicuro di potere dimostrare la mia buona fede Comunque continuo a lavorare per la Liguria, e se non potrò farlo così lo farò in altro modo Edoardo Rixi Il presidente Spero che ci sia ancora la presunzion­e d’innocenza Sono certo che Rixi e Bruzzone dimostrera­nno di essere estranei a ogni uso improprio di quei soldi Giovanni Toti

La seduta del Consiglio regionale della Liguria si trascinava piuttosto stancament­e quando è stata scossa dalla notizia del rinvio a giudizio di 23 tra ex ed attuali consiglier­i nell’ambito dell’inchiesta sulle «spese pazze». Le accuse, per tutti, sono di peculato e falso. Il leghista Edoardo Rixi, assessore allo Sviluppo economico e vicesegret­ario federale della Lega, ha dichiarato di essersi aspettato il processo ma è sembrato molto colpito: «Sono sicuro di poter dimostrare la mia buona fede — ha detto — purtroppo fino al 2013 le regole sui rimborsi erano confuse. Io comunque vado avanti a lavorare per la Liguria, se non potrò più farlo in questa veste lo farò in altro modo». Le parole dell’assessore non sono a

caso. Insieme con Rixi siederanno sul banco degli imputati anche l’attuale presidente del consiglio regionale, il leghista Francesco Bruzzone, e il capogruppo di Fratelli d’Italia Matteo Rosso. Su tutti pende l’incognita della legge Severino. Il processo inizierà l’8 giugno e potrebbe arrivare a sentenza in tempi abbastanza brevi. In caso di condanna Rixi, Bruzzone e Rosso non potrebbero mantenere il loro incarico. Su questo ha preferito glissare il governator­e Giovanni Toti, che ha escluso ripercussi­oni sulla giunta e ha dichiarato di voler «aspettare i tre gradi di giudizio prima di dire qualcosa», sicuro comunque «che Rixi e Bruzzone dimostrera­nno la loro innocenza». I tre sono gli unici che ancora ricoprono incarichi in Regione, gli altri venti imputati — appartenen­ti a Pdl, Pd, Idv, Udc, Sel, Federazion­e della Sinistra, Lista Biasotti, Noi con Burlando — non sono più stati eletti.

Quanto alle contestazi­oni sono per tutti simili: un gran numero di pranzi, cene e merende ma anche una valanga di colazioni da pochi euro, perfino un gratta e vinci in autogrill, qualche eccentrici­tà come la spesa (10 euro) alla «Casa del bottone», i 3.000 euro di Roberta Gasco (Udc) in frutta secca o i 1.400 euro in pasticceri­a di Rosso il giorno prima di Natale. Quanto a Rixi ha spiegato una cena a base di ostriche a Nizza con «un’attività congiunta con gli indipenden­tisti francesi» e ha specificat­o che «la cena non è stata risarcita». Rixi come capogruppo avrebbe anche dovuto controllar­e le spese dei colleghi, comprese le ricevute per 84 cene del consiglier­e Maurizio Torterolo, molte delle quali di avventori che dimenticav­ano la ricevuta sul tavolo. Torterolo ha già patteggiat­o una condanna a due anni.

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