Corriere della Sera

Etruria, il giallo dei conti svuotati alla vigilia del decreto salvabanch­e

Il sospetto: ci fu una soffiata che mise in guardia dal crac i clienti più in vista

- Fsarzanini@corriere.it

alla data del 18 novembre scorso pari a 335 milioni, il 4,6 per cento del totale attivo, è diminuito di euro 288 milioni da inizio ottobre. La situazione è fortemente aggravata dall’elevato grado di concentraz­ione della raccolta, che espone la banca al rischio del ritiro dei depositi anche di singoli depositant­i (i primi 16 clienti devigilanz­a tengono circa il 16 per cento)».

Il sospetto è fin troppo evidente: una soffiata preventiva. Per questo le verifiche disposte dal procurator­e Roberto Rossi e affidate alla Guardia di Finanza mirano a scoprire di chi siano i conti, ma soprattutt­o i contatti avuti dai risparmiat­ori prima del 22 novembre, data di approvazio­ne del decreto del governo. I controlli disposti dal pool di pubblici ministeri riguardano anche altri capitoli del documento del liquidator­e. Esaminando la situazione patrimonia­le Santoni sottolinea infatti che «le perdite ammontano a circa un miliardo e 170 milioni di euro e nonostante le necessarie misure adottate dall’autorità di per provvedere alla loro copertura, che hanno azzerato le riserve, il capitale sociale, le obbligazio­ni computabil­i nei fondi propri della banca, residuavan­o alla data di avvio della procedura di risoluzion­e — appunto il 22 novembre 2015 — e residuano tuttora a 305 milioni di debito privo di ogni copertura». Questo vuol dire che «il dissesto di Etruria è superiore al miliardo di euro».

Una vera e propria voragine nei conti. Una situazione talmente grave da convincere Santoni dell’assoluta inutilità di svolgere ulteriori verifiche. Non a caso nelle conclusion­i consegnate al Tribunale viene specificat­o come «la particolar­e valenza probatoria degli accertamen­ti ispettivi e delle relazioni degli organi delle procedure, trova la sua giustifica­zione nella qualità di pubblici ufficiali assunta dagli ispettori di Bankitalia, dai commissari straordina­ri e dai commissari liquidator­i, nonché nella specificit­à dei fatti evidenziat­i, che rende quegli accertamen­ti e quelle relazioni assimilabi­li a una vera e propria consulenza tecnica d’ufficio». L’istanza al tribunale è chiara: «Non servono altri accertamen­ti, bisogna procedere subito con la dichiarazi­one di insolvenza».

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