La vicenda
Un mese prima del decreto «salvabanche» del governo numerosi conti correnti di Banca Etruria sono stati «svuotati». Il sospetto è che qualcuno possa aver avvisato alcuni clienti privilegiati del rischio di perdere i propri risparmi. E adesso i magistrati vogliono conoscere l’identità dei titolari proprio per verificare se abbiano goduto di un trattamento di favore in violazione della legge. Lo fanno dopo aver acquisito la relazione del commissario liquidatore Giuseppe Santoni che ha sollecitato lo stato di insolvenza e lunedì mattina rinnoverà la sua istanza di fronte al tribunale di Arezzo nel corso dell’udienza già fissata.
È il passo preliminare per ipotizzare il reato di bancarotta fraudolenta contro gli ex amministratori: il presidente Lorenzo Rosi e i suoi vice Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre del ministro delle Riforme Maria Elena, oltre ai componenti del Consiglio di amministrazione.
Scrive Santoni: «La situazione di liquidità si presenta assai critica, atteso che secondo quanto emerge dalle informazioni dei commissari straordinari, le riserve liquide sono inadeguate, per effetto dei deflussi dei fondi che hanno interessato la banca. In particolare il saldo netto di liquidità
Il 10 febbraio 2015 la banca dell’Etruria viene commissariata dal ministero dell’Economia: è la conferma di una crisi profonda che da mesi ha investito l’istituto. I crediti deteriorati ammontano a 2,8 miliardi di euro
Il 22 novembre 2015 il Consiglio dei ministri, su proposta di Bankitalia, dispone la messa in liquidazione di Banca Etruria. Nasce la Nuova Banca dell’Etruria per salvaguardare i semplici correntisti