Vertice a Roma sull’Isis: una lunga guerra
Alla Farnesina il summit di 23 Paesi contro il Califfato. Gentiloni: in Libia tempi stretti per il governo L’elogio del capo della diplomazia americana Kerry all’Italia: «Non potremmo avere partner migliore»
La lotta allo Stato Islamico ha compiuto progressi importanti in Siria e Iraq, dove le forze della coalizione internazionale hanno riconquistato parti significative del territorio prima controllato da Isis-Daesh. Ma la metastasi jihadista rischia ora di estendersi altrove, in primo luogo in Libia, dove minaccia di impossessarsi delle ricchezze petrolifere del Paese nord-africano. Per questo, nonostante i passi in avanti, «non abbiamo ancora conseguito la vittoria che vogliamo» e quella a Isis-Daesh sarà «una guerra di lungo periodo», che «ha bisogno di nuovi e diversi contributi da parte di tutti».
Lo ha detto ieri il segretario di Stato americano, John Kerry, al termine del vertice dei ministri degli Esteri dello Small Group, che riunisce le 23 nazioni maggiormente impegnate nella lotta al terrorismo sunnita. L’incontro si è svolto alla Farnesina ed è stato presieduto congiuntamente da Kerry e dal ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il quale ha confermato il pericolo di una moltiplicazione dell’attività jihadista in Libia, ma ha definito «confortante» che nella riunione romana si sia registrata «totale convergenza sulla necessità di puntare sul percorso negoziale che si è aperto». Solo una volta insediato un governo di unità nazionale, così Gentiloni, la comunità internazionale «è pronta a rispondere alle richieste di sicurezza» che verranno dal nuovo esecutivo. I tempi in ogni caso sono stretti: come ha ricordato il capo della nostra diplomazia, il Consiglio presidenziale dovrebbe presentare la lista definitiva dei ministri tra lunedì e martedì e sottoporla al Parlamento in esilio a Tobruk.
Kerry ha avuto parole di elogio per il «ruolo essenziale» del nostro Paese nella ricerca di una soluzione alla crisi libica e in generale nella coalizione anti-Daesh: «L’Italia è stata grandiosa. Il suo impegno è uno dei più grandi in termini di personale, impegno finanziario e militare. Non potremmo avere partner migliore».
Il segretario di Stato ha anche ricordato la catastrofe umanitaria che si sta consumando in Siria, dove quasi 18 milioni di persone hanno urgente bisogno di assistenza ed ha accusato il regime di Assad di crimini di guerra, per aver quasi totalmente bloccato l’arrivo di aiuti in città e aree, dove la popolazione rischia letteralmente di morire di fame: solo 13 su 113 richieste di accesso umanitario da parte dell’Onu sono state autorizzate da Damasco. Sull’Iraq, Kerry ha chiesto ai membri della coalizione un «ulteriore sostegno finanziario», per «assicurare che le aree liberate restino libere e vi vengano ripristinate condizioni di vita normali». In generale, il capo del Dipartimento di Stato ha chiesto a ogni Paese di preparare una lista dei contributi aggiuntivi che è in grado di fornire, «dai raid aerei alla logistica, dall’intelligence all’addestramento».
Il vertice di Roma ha avuto luogo mentre a Ginevra si cerca finalmente di lanciare il negoziato per trovare una soluzione politica alla crisi siriana. Kerry ha definito l’obiettivo di un cessate il fuoco tra le parti come cruciale, per «tagliare le gambe» allo Stato islamico. E ha lanciato un monito alla Russia, che nei giorni scorsi ha continuato a bombardare posizioni dell’opposizione ad Assad, i cui rappresentanti sono seduti al tavolo di Ginevra: «Finché i negoziati procedono, non auspichiamo ma pretendiamo che ci sia una vera tregua sul terreno e un pieno accesso umanitario, com’è scritto nella risoluzione dell’Onu votata anche dalla Russia».