Corriere della Sera

Fronte iracheno: il governo manda altri 130 soldati

- di Paolo Valentino

L’Italia manderà 130 nuovi soldati, con elicotteri e altri mezzi, a Erbil, in Iraq, destinando­li a operazioni di «personnel recovery», cioè il recupero di feriti e dispersi nelle missioni di combattime­nto della coalizione antiDaesh.

Lo confermano al Corriere della Sera fonti governativ­e, precisando che la decisione verrà presa prossimame­nte dal Consiglio dei ministri e dovrà poi passare al vaglio del Parlamento. E’ la prima risposta concreta del governo italiano alla richiesta di aiuto lanciata dalla Francia ai partner dell’Unione Europea, invocando l’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona, dopo gli attentati di novembre a Parigi.

Ma l’invio dei soldati a Erbil, che vanno ad aggiungers­i ai circa 750 già spiegati in Iraq, potrebbe presto essere seguito anche da un’altra missione italiana: il governo iracheno ha infatti reso ufficiale l’assegnazio­ne al gruppo Trevi dell’appalto per i lavori di manutenzio­ne della diga di Mosul, aprendo la strada all’invio di 450 uomini, annunciato dall’esecutivo Renzi nei mesi scorsi ma rimasto in sospeso, nell’attesa che venissero definiti i dettagli della commessa. I nostri soldati avrebbero il compito di proteggere i lavori alla diga, che sorge in territorio controllat­o dai curdi, ma è vicino alle zone infestate dall’Isis. Lo spiegament­o avverrebbe in primavera.

E’ stato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ad accennare a una «risposta italiana alla richiesta di aiuto della Francia», durante un briefing in margine al vertice della coalizione anti-terrorismo, svoltosi ieri alla Farnesina, sotto la presidenza congiunta di Italia e Stati Uniti.

Fonti governativ­e e militari hanno confermato la circostanz­a e rivelato i dettagli. Sarebbe stato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in visita nei giorni scorsi a Parigi, a informare le autorità francesi.

Parlando con i giornalist­i, Fabius ha precisato che è «totalmente inesatto» parlare di un prossimo intervento militare francese in Libia: «C’è pressione in questo senso — ha spiegato — ma non è la posizione del nostro governo, che intende seguire la strada del negoziato per l’insediamen­to, quanto prima possibile, di un governo di unità nazionale a Tripoli». Fabius ha riconosciu­to «una sorta di leadership dell’Italia» nella

gestione della crisi in Libia, spiegando che «è giusto sia così» per i legami storici con il Paese nord-africano. «La Francia è al suo fianco nel sostenere il processo politico in atto, andiamo nella stessa direzione».

La difesa della diga Sì di Bagdad ai lavori per la diga di Mosul: anche 450 militari a difesa della ditta Trevi

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