Noi, nativi europei
Cèlie, francese a Roma Rita da Ferrara a Berlino Ecco i volti dell’Erasmus: «Per noi la bandiera è solo quella dell’Ue»
esperienza di studio e di vita. per i nativi europei, Schengen non si può e non si deve mettere in discussione. Chi sono?
C’è Zsófia, biondissima ungherese, secchiona e surfista, che a Lisbona si sveglia presto la mattina per studiare turismo; il pomeriggio va in spiaggia a cavalcare le onde, poi fa la cameriera in un disco bar. C’è Deniz, turca, che a Bordeaux ha scoperto una nuova identità e ora, tornata a Istangegneria, bul, lavora come web content editor per una società Olandese: non vuole rinunciare all’Europa. Roy, invece, è uno studente olandese che si è sentito a casa a Istanbul.
Se la francese Cèlie alla Sapienza di Roma ha studiato legge ed è cresciuta molto sul piano caratteriale, il tedesco Julian a Valencia ha scoperto l’amore e la passione per il football americano; tornato ad Amburgo per il master in in- è diventato capitano degli Hamburg Blue Devils.
L’immagine più efficace dell’Europa dei nativi, la offre Daniel, studente portoghese a Praga, che apre e chiude il documentario, passeggiando all’alba: «In cucina abbiamo giocato a disegnare le bandiere: ognuno la sua. Ma c’era troppa confusione, così abbiamo disegnato solo una grande bandiera europea, con tutte le stellette, e così si era tutti d’accordo». E la sentono loro. Dice Rita, ferrarese a Berlino: «Per la prima volta mi sono fatta delle domande, e ho trovato negli altri le risposte. La nostra generazione dovrà aggiustare quello che è andato storto con l’Europa». Prossimamente farà un tirocinio a Londra come assistente di un’insegnante di italiano in una scuola privata di lingue. Non parlatele di Brexit.
@criticalmastra