È una sfida che richiede una risposta comune, e ci obbliga ad agire in modo da risolvere i problemi, piuttosto che moltiplicarli
estremismo violento rappresenta un attacco diretto alla Carta delle Nazioni Unite e una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionale. Gruppi terroristici come Daesh, Boko Haram e altri hanno rapito senza scrupolo alcuno giovani ragazze, hanno privato sistematicamente le donne dei loro diritti, hanno distrutto istituzioni culturali, hanno distorto i valori di pace delle religioni, e hanno ucciso brutalmente migliaia di innocenti in tutto il mondo. Questi gruppi sono diventati un’attrazione per i combattenti terroristi stranieri, che sono facile preda di appelli semplicistici e illusori canti di sirena.
La minaccia dell’estremismo violento non si limita ad una sola religione, ad una singola nazionalità o ad un solo gruppo etnico. Oggi, la maggior parte delle vittime è rappresentata da musulmani. È dunque una sfida che richiede una risposta comune, e ci obbliga ad agire in modo da risolvere i problemi, piuttosto che moltiplicarli. Molti anni di esperienza hanno mostrato che politiche miopi, leadership fallimentari, approcci eccessivamente duri e un’esclusiva attenzione alle misure di sicurezza insieme ad una totale mancanza del rispetto dei diritti umani, hanno spesso contribuito a peggiorare la situazione. Non dimentichiamolo mai: i gruppi terroristi non cercano soltanto di scatenare azioni violente, ma anche di provocare reazioni aspre. Occorrono quindi sangue freddo e buon senso. Dobbiamo evitare di essere guidati dalla paura o di lasciarci provocare da chi cerca di sfruttarla. Contrastare l’estremismo violento non deve essere controproduttivo.
La settimana scorsa ho presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite un Piano d’azione per prevenire l’estremismo violento, che adotta un approccio pratico e comprensivo per contrastare le cause di questa minaccia. Il Piano si concentra in particolare sull’estremismo violento che sfocia nel terrorismo, presentando più di settanta raccomandazioni per un’azione concertata a livello globale, regionale e nazionale e basata su cinque punti interconnessi:
BIOTECNOLOGIE
1) Prevenzione innanzitutto. La comunità internazionale ha il diritto di difendersi da questa minaccia con mezzi legali, ma occorre concentrarsi in particolare sulle cause dell’estremismo violento se vogliamo risolvere il problema nel lungo periodo. Non c’è una via unica che conduce all’estremismo violento. Tuttavia sappiamo che l’estremismo ha terreno fertile quando i diritti umani vengono violati, lo spazio politico è ristretto, le aspirazioni a una maggiore inclusione vengono negate, e quando troppe persone — specialmente i giovani — conducono vite prive di senso e di prospettiva. Come vediamo in Siria, Libia e altrove, gli estremisti violenti rendono conflitti già di per sé irrisolti e prolungati ancora più difficili da gestire. Conosciamo anche gli elementi chiave per il successo: buona capacità di governo, stato di diritto, partecipazione politica, educazione di qualità, lavoro dignitoso, pieno rispetto dei diritti umani. Dobbiamo fare uno sforzo particolare per arrivare ai giovani e riconoscerne il potenziale di costruttori di pace. Anche la tutela e l’emancipazione delle donne devono essere al centro della nostra risposta.
2) Una leadership basata su principi e istituzioni efficaci.Le ideologie nocive non nascono dal nulla. Oppressione, corruzione e ingiustizia alimentano il risentimento. Gli estremisti sanno come coltivare l’alienazione. Questo è il motivo per cui ho sollecitato i leader a lavorare duro per costruire istituzioni inclusive e responsabili di fronte alle persone. Continuerò a chiedere loro di prestare ascolto alla voce dei loro popoli e quindi di agire.
3) La prevenzione dell’estremismo va di pari passo con la tutela dei diritti umani. Troppo spesso, le strategie nazionali di lotta al terrorismo non hanno seguito un processo corretto intaccando anche la tutela dello stato di diritto.Definizioni sbrigative di terrorismo o di estremismo violento sono spesso utilizzate per criminalizzare le azioni legittime di gruppi di opposizione, organizzazioni della società civile e difensori dei diritti umani. I governi non dovrebbero utilizzare queste etichette approssimative come pretesto per attaccare o mettere a tacere le critiche. Ancora una volta, gli estremisti violenti cercano deliberatamente di incitare questo tipo di reazioni eccessive. Non dobbiamo cadere nella trappola.
4) Un approccio a tutto campo. Il Piano propone un approccio onnicomprensivo. Occorre abbattere le separazioni tra pace e sicurezza, sviluppo sostenibile, diritti umani e attori umanitari a livello nazionale, regionale e globale — e anche all’interno delle Nazioni Unite.
5) L’impegno delle Nazioni Unite. Intendo rafforzare l’approccio delle Nazioni Unite in quanto sistema a sostegno degli sforzi degli Stati membri per affrontare le cause dell’estremismo violento. Il Piano resta soprattutto un appello urgente all’unità e all’azione che cerca di far fronte a questo flagello in tutta la sua complessità. Insieme, impegniamoci a dare vita a una nuova forma di cooperazione globale per prevenire l’estremismo violento.
Segretario Generale dell’Onu