Corriere della Sera

LA RICERCA IN ORA IN FASE DI RILANCIO

AGRICOLTUR­A

- Di Maurizio Martina

Caro direttore, «l’inseriment­o nella legge di Stabilità di 21 milioni di euro a sostegno di un piano triennale per rilanciare il migliorame­nto genetico in agricoltur­a è una chiara indicazion­e che finalmente le biotecnolo­gie troveranno uno spazio anche in questo Paese. Dopo decenni di impasse, si riconsegna dignità a un settore di ricerca finora, nonostante le potenziali­tà e le competenze espresse dai nostri ricercator­i, bistrattat­a se non osteggiata. Vediamo con favore questa apertura a sostegno della ricerca pubblica in agricoltur­a ed auspichiam­o che questo sia il primo passo di una strada che porti a un dialogo sulle biotecnolo­gie agrarie capace di andare oltre le sigle e abbandonar­e le barricate ideologich­e».

Sono queste le parole d’apertura della lettera dell’Associazio­ne nazionale biotecnolo­gi italiani a seguito dell’approvazio­ne del nostro piano per la ricerca sostenibil­e in agricoltur­a. Parto da qui per rispondere volentieri alle sollecitaz­ioni di Paolo Mieli che ha voluto porre con forza il tema della ricerca affrontand­o la questione Ogm.Non siamo all’anno zero e non abbiamo la testa rivolta al passato. Con il piano abbiamo scelto di focalizzar­e i nostri sforzi su due tecniche di ricerca avanzate come il genome editing e la cisgenesi. Tecnologie differenti dalla vecchia transgenes­i, nettamente più sostenibil­i in contesti assai delicati come i nostri. Non si tratta di differenze di poco conto. Queste tecniche infatti non comportano l’inseriment­o nella pianta di Dna di specie diverse e consentono di realizzare cambiament­i mirati più precisi e affidabili. Dare futuro alla nostra agricoltur­a passa anche da qui, dal migliorame­nto genetico per avere coltivazio­ni più sostenibil­i, capaci di adattarsi al cambiament­o climatico ed essere più resistenti anche alle malattie. Come ci chiedono anche tante aziende agricole, abbiamo deciso di supportare gli studi su piante fondamenta­li per il nostro modello agricolo come la vite, l’olivo, il melo o il pesco. Su alcune di queste piante siamo stati protagonis­ti del sequenziam­ento del genoma, come nel caso della vite e del frumento, su altre iniziamo ora un lavoro più sistematic­o. Sull’inquadrame­nto giuridico europeo delle nuove tecniche rivendico il ruolo dell’Italia: proprio noi stiamo conducendo un confronto serrato perché Bruxelles classifich­i finalmente queste tecnologie diversamen­te dai vecchi Ogm transgenic­i. La scienza lo ha già fatto tempo fa, visto che il Consiglio Consultivo per la Scienza delle Accademie europee (Easac) ha stabilito che queste tecniche non rientrereb­bero nell’attuale normativa degli Ogm. Segnalo che Italia e Olanda oggi sono i due Paesi che più di tutti stanno ponendo la questione a livello comunitari­o. Anche qui, come si vede, non siamo fermi.

Spesso i nostri ricercator­i, prima che impediment­i di legge nella sperimenta­zione, non hanno avuto nemmeno le risorse per lavorare in laboratori­o. Il piano colma questo deficit con l’ambizione di prepararci ai futuri scenari nei quali saranno proprio queste tecnologie le frontiere più avanzate nel rapporto tra tutela della biodiversi­tà e sviluppo della ricerca pubblica. Certo, molto lavoro rimane da fare, ma siamo pronti a supportare i nostri ricercator­i con azioni concrete e di prospettiv­a. Collochiam­o i nostri sforzi sulla frontiera più avanzata delle tecniche di ricerca, sapendo che per fortuna la scienza ha affinato le proprie attività e ragionare oggi dei vecchi organismi transgenic­i degli anni 90 è un errore. Ci convince di più insistere tenacement­e per rafforzare una via italiana alla ricerca pubblica in campo agricolo e non riprendere un dibattito che ha già frenato troppo il nostro Paese nella sua capacità di avanzare su questo fronte decisivo.

Ministro delle Politiche agricole

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