LA LEZIONE DELLA GOOGLE CAR LE SCOMMESSE COSTANO CARE
Sono trascorsi solo otto anni da quando l’ex professore di Stanford, Sebastian Thrun, che in seguito avrebbe guidato il progetto Google Car, pensava che fosse « impossibile » costruire un’automobile capace di procedere da sola in mezzo al normale traffico cittadino, con in più la complessità dei pedoni. Troppe variabili. Al tempo Thrun lavorava per Google Street View, l’ambizioso progetto di mappatura del mondo, ma nel febbraio del 2008 un suo collega, Levandowski, commise un prezioso «errore»: rispose alla telefonata del produttore di « Prototype This! » , un programma del network Discovery Channel che cercava un’automobile consegna-pizze automatica. In cinque settimane Levandowski e il suo team riuscirono a fare circolare per le strade di San Francisco una Prius modificata senza il conducente.
La Polizia aveva opportunamente bloccato il traffico. Ma da quel momento nessuno riuscì più a bloccare le richieste dei due fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin. «Non mi chiesero quale fosse il budget, solo quante persone dovevamo assumere» per portare avanti il progetto, ricordò successivamente lo stesso Thrun. Ora lo stesso copione potrebbe non ripetersi più: nel giorno in cui, per la prima volta, la holding del gruppo Alphabet è diventata la società più capitalizzata al mondo superando Apple, Google rischia di dimenticare la grande lezione. L’innovazione di frontiera può essere anche un buco nero che brucia miliardi (3,5 miliardi l’anno) e può alimentare flop storici come i Google Glass. Ma senza questo spirito non sarebbe nata la più importante rivoluzione industriale del decennio, l’auto che si guida da sola. La Google Car oggi influenza le scelte di case come Mercedes, Bmw e General Motors. Ma con gli azionisti che ora sanno quali sono i business profittevoli e quanti miliardi vengono bruciati nelle other bets, le altre scommesse, la pressione sulle nuove sfide potrebbe farsi sentire.
Anche per la società più capitalizzata al mondo.