Corriere della Sera

«Camere di commercio, la riforma non cancelli un motore per le imprese»

Sangalli: bene i risparmi, ma gli enti hanno aiutato le piccole e medie aziende

- Elisabetta Soglio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Sì al cambiament­o, ma rispettand­o il sistema delle imprese». La riforma delle Camere di Commercio (da 105 enti si arriverà a 60, il taglio progressiv­o degli introiti nel 2017 toccherà il 50%, rimane il Registro telematico delle imprese, che gestisce il “fascicolo” di 6 milioni di imprese) è in dirittura d’arrivo ma il decreto Madia sta già sollevando preoccupaz­ioni che il presidente di Confcommer­cio, Carlo Sangalli, spiega premettend­o che «siamo pronti ad accettare la sfida».

Presidente, come cambierà il Sistema camerale con la riforma Madia?

«Il cammino di riforma che il governo sta attuando, a partire da quella della Pubblica amministra­zione, è certamente condivisib­ile. L’alleggerim­ento della struttura amministra­tiva a tutti i livelli, all’insegna del contenimen­to dei costi e della maggior efficienza è una esigenza strategica per le imprese, in particolar­e per le piccole e medie».

Quindi, siete pronti?

«Gli imprendito­ri hanno un disperato bisogno di abolire la cattiva burocrazia, quella che genera complicazi­oni, tempi biblici, costi impropri che appesantis­cono lo svolgiment­o della loro attività. Del resto lo stesso sistema camerale in questi mesi ha messo in moto una “autoriform­a” che si sta concretizz­ando a partire da una nuova geografia della presenza sul territorio alla messa in comune di servizi dedicati alle imprese».

La prevista riduzione di tariffe e diritti camerali cosa comporterà?

«È la sfida più difficile. Si tratta di “fare di più con meno”: certo con “molto meno” si fa davvero poco. Le Camere di commercio vivono soltanto col diritto annuale versato dalle imprese. Il taglio della metà di questo contributo significa un risparmio medio di 5 euro al mese per azienda, ma si traduce con il taglio del 70 per cento delle risorse camerali dirette alle imprese e al territorio. Ricordo che negli anni più difficili della crisi, dal 2010 al 2012, il sostegno all’economia locale è cresciuto del 47 per cento. C’è anche un rischio di tenuta occupazion­ale, almeno in alcune aree del Paese».

La vostra non è solo una posizione di difesa di posti e ruoli?

«Guardi che anche noi vogliamo il cambiament­o. Lo abbiamo nel dna delle imprese del commercio, turismo, dei servizi e delle profession­i che non possono vivere di rendita. Nelle Camere di commercio ci siamo con la nostra autonomia, fuori da logiche politiche, pensando solo alla competitiv­ità delle imprese. E in questi ultimi anni, come associazio­ni di categoria, abbiamo contribuit­o a fare delle Camere di commercio una delle pubbliche amministra­zioni più efficienti del Paese».

C’è però chi sostiene che le Camere di Commercio abbiano ricchezze accumulate e non spese a favore dei territori e delle imprese: è vero?

«Le Camere hanno fatto molto per l’economia diffusa, almeno fino al taglio delle entrate. Hanno sostenuto l’internazio­nalizzazio­ne delle piccole e medie aziende, l’avviamento di giovani imprendito­ri, l’accesso al credito. Ma soprattutt­o hanno fatto sistema sui territori, con gli enti locali, le Regioni, la società civile organizzat­a. Ed hanno sostenuto numerose infrastrut­ture per rafforzare i territori e l’economia diffusa».

Come controllat­e i bilanci?

«Per quel che riguarda i costi e bilanci, essendo governate da imprendito­ri, abbiamo portato nel pubblico lo spirito aziendale di estremo rigore. Penso, ad esempio, al costo del personale che – prima dei tagli - non superava in media il 25% dei bilanci camerali».

Lei aveva chiesto che la riforma non fosse un «intervento calato dall’alto»: come è stata l’interlocuz­ione con il Governo nella fase di definizion­e del decreto?

«Abbiamo aperto un dialogo con il Governo anche come Rete imprese Italia. Credo e spero che possiamo dare un contributo per fare una buona riforma. Siamo convinti che oltre al Registro delle imprese, vadano salvaguard­ate e rilanciate le funzioni di promozione e sostegno del sistema delle imprese».

Cosa succederà se la riforma non dovesse andare nella via che auspicate? Vi farete sentire come categoria?

«Sono per natura ottimista e, al di là di qualunque valutazion­e politica, ho fiducia nella motivazion­e di fondo che spinge Renzi al cambiament­o. Ed è una motivazion­e che va nell’interesse del Paese. Speriamo che venga declinata sempre bene anche a livello operativo: come deve essere la riforma delle Camere.

 ??  ?? Al vertice Carlo Sangalli, 78 anni, presidente di Confcommer­cio
Al vertice Carlo Sangalli, 78 anni, presidente di Confcommer­cio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy