Salone del libro, lo strappo dell’Aie: il nostro ruolo sempre più marginale
Non c’è tregua per il Salone del libro di Torino. Due settimane fa, con la conferenza stampa di presentazione, l’edizione 2016 (al Lingotto dal 12 al 16 maggio) sembrava faticosamente avviata dopo sei mesi turbolenti di cambi in corsa e bilanci in rosso. Tema scelto, «Visioni»; organizzazione assegnata, dopo un bando di gara, a Gl Events, la società francese proprietaria del Lingotto; programma in costruzione con presidente e direttore al lavoro gratis. Ma ieri è arrivata un’altra scossa.
Il presidente dell’Aie, l’Associazione italiana Editori, Federico Motta si è dimesso dal consiglio di amministrazione della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, l’ente che organizza la rassegna (nei giorni scorsi a lasciare era stato il segretario generale della Fondazione Crt, Massimo Lapucci). Una decisione annunciata in una lettera inviata ai vertici della Fondazione e ai suoi soci dove si legge: «Alla luce dei profondi cambiamenti in atto, appresi molte volte dalla stampa, e preso atto del ruolo progressivamente marginale di Aie in seno al cda, riteniamo non più indispensabile la nostra presenza nel cda stesso della Fondazione».
Ieri Motta non ha voluto commentare oltre ma il nodo della questione sembra essere l’ingresso, tra i soci, di Intesa Sanpaolo e del ministero dell’Istruzione e quello, annunciato e ancora in fase preliminare, di Unicredit con capitali importanti e quindi maggiore potere decisionale. In discussione però c’è anche la generale gestione della Fondazione che non solo organizza il Salone ma ha molte attività collaterali sul territorio che all’Aie interessano relativamente. Motta ha tuttavia tenuto a precisare che restano inalterati «il supporto e la partecipazione convinta degli editori al Salone del libro».
Le dimissioni del presidente hanno suscitato molta sorpresa, a cominciare dai vertici del Salone. Giovanna Milella, presidente della Fondazione, risponde con un comunicato concordato con il sindaco Piero Fassino e il presidente della Regione Sergio Chiamparino, in cui scrive: «Stupisce la decisione dei rappresentanti dell’Aie in un momento di profondo riassetto della Fondazione per il Libro, con la manifesta disponibilità di divenirne soci da parte di ministeri e istituti bancari». Una posizione, quella dell’Aie, che non cambia i piani. L’ingresso dei nuovi soci porterà a modifiche statutarie e si va avanti. Infatti, continua Milella, «è un obiettivo che i soci intendono comunque portare a compimento nei tempi più celeri, facendo così dell’edizione 2016 l’occasione di rilancio del Salone che è il più grande evento italiano dedicato
L’edizione 2016 del Salone del libro di Torino si terrà al Lingotto dal 12 al 16 maggio (Fotogramma)
al mondo del libro. E tra i più importanti del panorama internazionale». «Mi sembra che il tema dell’ingresso delle banche fosse stato affrontato con argomenti convincenti durante l’ultima riunione dei soci», ha commentato Sergio Chiamparino.
La paura che le dimissioni di Motta siano il segnale di una disaffezione, se non di una defezione di massa, non c’è. Ernesto Ferrero, il direttore del Salone, che più di tutti ha il polso della situazione ed è nel pieno dei colloqui per la definizione del programma, ha sempre reso merito agli editori sottolineando il fatto che spesso sono stati disposti ad accollarsi pesi e responsabilità che normalmente non sarebbero di loro competenza. Anche quest’anno dice di aver regi-
strato da parte loro «la massima disponibilità. Grazie alla loro collaborazione più che amichevole il palinsesto che sta prendendo forma si sta rivelando di grande qualità. Per il resto, l’operatività del Salone va avanti a pieno regime, anche perché l’interlocuzione con gli editori è diretta». Insomma, l’Aie è un’associazione di categoria (a cui non tutti gli editori aderiscono) ma, poi, naturalmente, ognuno decide per sé e il Lingotto rimane un’importante vetrina.
Le reazioni Tra i nodi, i nuovi soci Intesa Sanpaolo, ministero dell’Istruzione e, in futuro, Unicredit
Al di là delle versioni ufficiali, molti sono i rumors che circolano. C’è chi fa rientrare le dimissioni di Motta nel quadro dell’eterna lotta Milano-Torino sul dominio culturale, tema che fa parte della tradizione del Salone e che la nascita di BookCity avrebbe riproposto, con una parte di editori che vorrebbe approfittare della crisi del Salone per affondarlo definitivamente e puntare su Milano. In realtà Motta, fin dall’elezione a presidente dell’associazione, in settembre, proprio nei giorni in cui i vertici erano nel pieno del problematico riassetto, aveva dichiarato di desiderare per l’associazione un ruolo attivo, di voler contare di più, prendendo parte a decisioni e programmi.
Sul ruolo defilato dell’Aie, Ernesto Ferrero risponde che il Salone non ha mai considerato marginale la presenza dell’associazione, anzi. «Semmai — spiega — avremmo desiderato un apporto più propositivo. I cambiamenti di cui parla Motta e che alludono all’ingresso tra i soci di ministeri e di importanti istituti bancari, vanno nel senso del consolidamento e rafforzamento del progetto Salone. Quella che si apre è una nuova stagione a cui si può guardare con ragionevole fiducia. Peccato che l’Aie abbia deciso di sbarcare proprio quando la nave riprende il largo. In ogni caso la navigazione non ne risentirà».
I lavori vanno avanti, dunque, anche sugli altri fronti del programma. Sono in corso contatti con il Marocco, per la partecipazione al forum sulle culture e letterature arabe che sostituisce il format del Paese ospite e anche l’International Book Forum, l’area per lo scambio dei diritti, che sembrava in pericolo per i tagli al budget, ha buone probabilità di essere riproposta.