Mancini ha scelto la coppia Icardi-Eder per tentare di guarire la crisi di nervi
MILANO È quasi impossibile curare un malanno se la causa resta sconosciuta. Dopo aver raccolto appena 5 punti nelle ultime 6 partite e perso il terzo posto, l’Inter pare aver preso coscienza dei motivi del suo collasso: un attacco asfittico, un centrocampo incartato, una difesa diventata incerta. Il mix ha fatto esplodere il nervosismo del tecnico, ma ora è tutto da vedere se la cura approntata sarà efficace.
Mancini riparte da Icardi. Bocciato il capitano nel derby, ha deciso di riproporlo in coppia con il nuovo acquisto Eder. L’allenatore, stasera esiliato in tribuna per squalifica, è convinto di poter centrare l’obiettivo terzo posto e la vitale qualificazione ai preliminari di Champions League, soprattutto per i conti del club, attento a rispettare il fair play finanziario e anche a non spendere un euro in più del dovuto sul mercato. Il Chievo si affaccia a San Siro con la stessa faccia triste dei nerazzurri e l’identica marcia claudicante: 5 punti in 6 gare e 8 gol al passivo nelle ultime due uscite. Certo, visti i suoi obiettivi (una tranquilla salvezza) la squadra di Maran sta più comoda, mentre l’Inter dovrà fare pure i conti con il pubblico: la luna di miele è finita con il k.o. nel derby, un altro cattivo risultato farebbe esplodere la contestazione.
In un mese l’Inter è passata dai sogni scudetto all’incubo di non centrare la Champions, ma nel disastro è stata anche fortunata per le frenate multiple di Fiorentina e Roma. Mancini però è deciso a cambiare, non solo in attacco. Il mercato di riparazione lo ha lasciato con una batteria di mediani (Medel, Melo e Kondogbia) e il solo Brozovic più offensivo. Il direttore
sportivo Piero Ausilio, supplente dell’allenatore nella conferenza pre gara alla Pinetina, ha provato a dare un senso alle scelte del club: «Per ragioni di bilancio e fair play finanziario, potevamo prendere un solo giocatore. Sono partiti in 5, ne è arrivato uno: abbiamo fatto un mercato in autofinanziamento. All’inizio volevamo un centrocampista, uno di qualità. Ma non ce ne sono tanti e chi ha quelli buoni se li tiene, a meno di strapagarli, e l’Inter non se lo può permettere. Abbiamo preferito prendere una punta: sì, ne abbiamo 7, ma sono diverse. Siamo una squadra completa, anche a centrocampo: in fondo 5 giocatori per 18 gare bastano. Il regista? Nel calcio si può giocare anche senza».
Banega del Siviglia è già bloccato, Lavezzi del Psg resta un obiettivo per giugno, però Mancini deve pensare all’oggi e andare avanti con quel che ha. Chievo e Verona domenica sono due occasioni buone per tornare a respirare la brezza d’alta classifica. Sono pure la chance di svoltare e puntare con decisione su un nuovo assetto. Con un centrocampo a due, di copertura pura (MedelKondogbia) come suggerito da Ausilio, una difesa più protetta e un attacco che possa tornare a segnare. La cura è scritta, Mancio spera funzioni.