Corriere della Sera

Il Pd moroso, gli sconti a Marino e FdI Anche i partiti nell’ affittopol­i di Roma

L’iniziativa del commissari­o Tronca. «Nessuna vendita, da quegli immobili centinaia di milioni all’anno»

- Di Ernesto Menicucci Dellapasqu­a, Haver, Sacchetton­i

«Voglioalme­no trenta verifiche al giorno». Il commissari­o Tronca si scaglia contro l’«Affittopol­i» romana. «Chi non sarà in regola verrà sfrattato». Tronca ha istituito due task force che affiancher­anno la segreteria tecnica. Nel mirino la zona del centro storico e di San Pietro, dove sono stati accertati 574 immobili, 8 su 10 senza alcun contratto. Intanto affiorano altri particolar­i dell’affaire: il Pd moroso e gli sconti a Marino e FdI. Anche i partiti nella bufera.

«Voglio almeno trenta verifiche al giorno». Quella di Francesco Paolo Tronca — commissari­o del Campidogli­o, salito sul colle capitolino dopo la tormentata fine dell’esperienza Marino — contro la nuova «Affittopol­i» romana somiglia quasi ad una crociata: l’ex prefetto di Milano, infatti, ne ha fatto la «sua» battaglia, il suo tentativo di lasciare un segno in quest’avventura. E, per raggiunger­e lo scopo, Tronca ha «messo sotto» gli uffici.

Il commissari­o ha istituito due task force interforze che — si legge nella nota di Palazzo Senatorio — «supportera­nno le operazioni di verifica in corso» e affiancher­anno la segreteria tecnica guidata dal magistrato Carla Romana Raineri. Tronca ha riunito i suoi (c’erano i subcommiss­ari Iolanda Rolli, Ugo Taucer, Bruno Spadoni e Pasqualino Castaldi, la stessa Raineri, il neosegreta­rio generale Antonella Petrocelli, il capo del Dipartimen­to Patrimonio Luigi Maggio, il comandante dei vigili Raffaele Clemente) e ha chiesto a tutti di fare in fretta. Perché, ragiona il commissari­o, «esaminando trenta fascicoli al giorno, in un mese possiamo già chiudere il Primo Municipio». Cioè la zona del Centro storico e di San Pietro, dove sono stati accertati 574 immobili, otto su dieci dei quali senza alcun tipo di contratto. Si parte, nello specifico, da Trastevere, il «cuore» della movida romana. E poi, via via, ci si allarga a raggiera nel resto della città, passando successiva­mente a tutti gli altri territori.

Ma una cosa è chiara fin da subito: «Affittopol­i» costa al Campidogli­o — dice Tronca — «una perdita per mancati introiti di almeno 100 milioni di euro l’anno. Ma una volta terminato il lavoro, potremmo arrivare anche a cifre di molto superiori». Una stima — ragionano in Campidogli­o — per «difetto»: «Potrebbero essere almeno 8 milioni a Municipio, volendo essere realisti». Perché alla fine, in realtà, uno dei problemi dell’ «Affittopol­i» capitolina è che nessuno sa con certezza a quanto ammonti il patrimonio immobiliar­e del Campidogli­o.

Finora gli uomini del commissari­o hanno «censito» circa 25 mila immobili, molti in aree di pregio (a fontana di Trevi, per dire, c’è anche il palazzo nel quale abitò Sandro Pertini...). Ma, rispetto ai 43 mila beni di cui più volte si è parlato (musei, case, locali, garage, cantine), ce ne sono molti altri che sono pressoché «fantasma», che non figurano da nessuna parte, per i quali non esistono contratti e meno che meno regole. Per questo, Tronca adesso si rivolgerà all’Agenzia delle Entrate, e quindi al Catasto generale per scovare quel «tesoretto» nascosto. Dopo di che, si andrà avanti con gli accertamen­ti.

Le notifiche agli inquilini saranno fatte a mano — tramite vigili urbani o funzionari comunali: la raccomanda­ta non basta, visto che alcune di quelle che sono partite non hanno mai avuto risposta — e poi seguirà la convocazio­ne da parte dell’amministra­zione. Chi è in regola non ha nulla da temere. Per tutti gli altri, esistono solo due strade: o la regolarizz­azione del contratto (laddove possibile), oppure lo sfratto esecutivo. Passaggi successivi che verranno gestiti dall’Avvocatura del Campidogli­o.

Ma anche il piano generale è cambiato. Se la giunta Marino, per onorare il piano di rientro stabilito dal governo, aveva cercato di vendere circa 600 appartamen­ti (ma quasi nessuno li ha comprati) per fare cassa e portare a casa circa 300 milioni, la strategia di Tronca — per quanto gli compete, visto che il suo mandato scade a giugno — è un’altra:

«Mettendo a reddito gli immobili possiamo incassare 300 milioni. Ma all’anno».

Soldi freschi, e liquidi, per sistemare le strade, pulire la città, far marciare gli autobus, garantire i servizi sociali o perfino abbassare le tasse, dalla Tasi all’Irpef schizzata al massimo per ripianare un buco da 12 miliardi accumulato dal Comune in decenni.

Una sfida ambiziosa, magari una «missione impossibil­e», quella che Tronca chiama «la mia eredità per il sindaco che verrà dopo». Il commissari­o, forse, ci si gioca anche un pezzo di carriera personale: non è un mistero che anche lui, come il prefetto di Roma Franco Gabrielli, abbia l’aspirazion­e di guidare la Polizia. Ed aver risolto lo scandalo degli affitti a prezzi stracciati delle case del Comune sarebbe un bel biglietto da visita.

L’operazione Le notifiche verranno consegnate a mano: negoziare nuovi canoni o si deve andare via

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