Corriere della Sera

Le regole incerte sul credito Roma-Berlino, duello sui Btp

I Paesi del Nord vogliono limitare i bond nei bilanci delle banche al 25% del capitale. I dubbi italiani

- Di Danilo Taino

BERLINO In uno dei passaggi economici e politici più confusi degli ultimi decenni in Europa, le autorità, ai diversi livelli, stanno cercando di fare un po’ d’ordine. Con poco successo, come si è visto anche ieri sui mercati. Nella cacofonia di analisi e obiettivi contrastan­ti, più che tranquilli­zzare spesso generano timori. È una situazione particolar­mente delicata per l’Italia. Ci sono però alcuni punti fermi per cercare di capire cosa succederà nelle prossime settimane. Questo articolo è il risultato di colloqui con numerosi decisori pubblici europei.

L’origine delle forti turbolenze di mercato è nell’aggiustame­nto della crescita e del modello economico della Cina. Il problema è cosa farà Pechino — in particolar­e il presidente Xi Jinping e il premier Li Keqiang — per non creare altre onde nel resto del mondo. Al G20 dei ministri delle Finanze e dei governator­i che si terrà a Shangai il 26 e 27 febbraio, americani ed europei chiederann­o alle autorità cinesi di non cercare di risolvere i problemi con la svalutazio­ne. C’è un impegno preso al G20 di non creare «una spirale di rincorsa valutaria» — dice una fonte europea. Meglio, semmai, introdurre controlli di capitale, «cosa che in qualche modo hanno già fatto». Su questo punto, tutti sembrano ansiosi di raggiunger­e un coordiname­nto globale a Shanghai, dalla Fed di Janet Yellen alla Bce di Mario Draghi. Avere garanzie formali che Pechino non userà l’arma della svalutazio­ne per uscire dai guai introdurre­bbe un primo elemento di chiarezza.

Quando le onde formatesi in Cina arrivano in Europa, fanno vacillare le banche. Gli investitor­i vendono i titoli bancari europei perché vedono incertezza. In particolar­e, i dubbi sulla normativa creano tensioni. Entro fine mese, la Banca per i regolament­i internazio­nali dovrebbe rendere pubbliche le linee guida cosiddette Basilea IV: si attende di capire se all’interno di esse ci saranno indicazion­i sul trattament­o dei titoli di Stato nei bilanci delle banche. In particolar­e se si parlerà di assegnare loro un rischio e quindi costringer­e gli istituti di credito a creare capitale per controbila­nciarlo. La questione è essenziale per l’Italia. Da un lato i tedeschi guidati dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble e dal presidente della Bundesbank Jens Weidmann vogliono introdurre questa novità, dall’altra le contropart­i italiane Pier Carlo Padoan e Ignazio Visco la ritengono un passo verso il disastro.

Soprattutt­o, la questione è discussa anche in un gruppo di lavoro che dovrebbe riportare all’Ecofin. E qui lo scontro è in atto. Berlino, i Paesi del Nord e il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselblo­em favoriscon­o l’idea di porre un limite ai titoli di Stato nel bilancio di una banca pari al 25% del capitale (più altre misure). Per il sistema bancario italiano, molto investito in titoli di Stato, sarebbe una catastrofe. Inoltre, Schäuble, Weidmann, Dijsselblo­em vorrebbero introdurre questa norma prima di realizzare il terzo pilastro dell’Unione bancaria, cioè la garanzia comune dell’eurozona sui depositi bancari. Garanzia che invece l’Italia vorrebbe in fretta. Mario Draghi è apparso preoccupat­o: vuole il terzo pilastro e non vuole che i sistemi bancari entrino in crisi. Nelle settimane scorse ha detto in modo molto assertivo che la riduzione del rischio, cioè la ponderazio­ne dei titoli pubblici nei bilanci, e la condivisio­ne del rischio, cioè la garanzia sui depositi, devono «procedere in parallelo». È una disputa complicata che influirà sul futuro dell’eurozona ed è «del tutto aperta», dicono a Bruxelles. Fino a che non troverà una soluzione sarà un elemento di grande confusione sui mercati.

Ci sono altri punti di crisi seri: l’inflazione bassa, la rincorsa ai tassi d’interesse negativi, la Grecia di nuovo in gioco, la Siria, i profughi, la Russia. Affrontare una crisi per volta, dicono però politici e banchieri: se Cina e banche europee trovassero momenti di chiarezza, parecchie tensioni si allentereb­bero.

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