Corriere della Sera

Kenneth Frampton, un’altra modernità oltre le convenzion­i

Una raccolta delle sue lezioni di architettu­ra pubblicata dall’Accademia di Mendrisio

- Di Vittorio Gregotti

Kenneth Frampton è certamente uno degli storici dell’architettu­ra moderna più interessan­ti e meritevoli per quanto riguarda il costante tentativo di guardare la modernità in tutta la sua complessit­à di punti di vista «non convenzion­ali». Come quello del regionalis­mo critico e della revisione dei punti di vista convenzion­ali ormai consolidat­i.

Quest’ultimo volume pubblicato dall’Accademia di Mendrisio è una sintesi delle sue lezioni svizzere tra il 1998 ed il 2001 ed ha un titolo molto affascinan­te: L’altro Movinità. mento Moderno (Mendrisio Accademy Press / Silvana Editoriale, pp. 348, 42, a cura di Ludovica Molo). In questo scritto si impegna ad illustrare una serie di esempi degli anni Trenta e Quaranta (con qualche inutile eccezione) e con la strana esclusione di tutta la cultura italiana che, proprio in quegli anni, ha prodotto architettu­re «altre», come quelle di Gardella, di Albini, dei BBPR, di Quaroni, di Terragni e di alcuni altri.

Giustament­e nella sua introduzio­ne egli cita la celebre conferenza di Heidegger «Costruire, abitare, pensare» al convegno di Darmstadt del 1951, quale esempio di un’altra interpreta­zione della moderporta­nte Anche se dimentica di citare che, lo stesso anno, al convegno «Ciam» di Hoddesdon venne posto il tema del rapporto con la storia e con il contesto che divenne, negli anni Cinquanta-Settanta. Uno dei temi centrali non solo per la mia generazion­e, ma per la stessa articolazi­one del giudizio d’insieme sul Movimento Moderno e sul suo futuro nei confronti del tema della città al momento della ricostruzi­one postbellic­a.

Questo libro è stato pubblicato nel 2015 e sostiene, con un’antologia di opere di grande qualità (che costituisc­ono nella loro articolazi­one dei principi del Movimento Moderno), un’anticipazi­one im- proprio degli anni precedenti a quel 1951.

Gli esempi che il libro riporta e che sono ben documentat­i attraverso disegni, fotografie e commenti critici relativi sono state (da parte di alcuni della mia generazion­e) scoperte che abbiamo rintraccia­to e ripubblica­to proprio per il loro carattere che coniugava anticipata­mente modernità e contenuto culturale in un modo esemplare. Come aveva in parte fatto anche il libro di Alfred Roth nel 1940.

Naturalmen­te alle spalle ci sono anche le revisioni critiche implicite delle storie della modernità europea ed americana. Che hanno sovente messo a lato movimenti come l’espression­ismo o l’empirismo nordico, la passione costruttiv­a inglese, che nell’antologia-libro di Frampton sono poste come elementi del Movimento Moderno «altro».

Credo che questa operazione critica sia proprio oggi particolar­mente importante di fronte sia ai resti del postmodern­ismo sia di fronte a quelli delle proposte del trasferime­nto dell’idea di Derrida del decostruzi­onismo. Che nell’ultimo numero di «Aut Aut» viene giustament­e definita «matrimonio sfortunato» di una condizione dell’architettu­ra come segnale di un suo futuro di caotica provvisori­età.

Si impegna a illustrare numerosi esempi legati agli anni Trenta e Quaranta, ma con la strana esclusione di tutta la cultura italiana del periodo

 ??  ?? Kenneth Frampton (1930): le sue lezioni sono state raccolte nel volume «L’altro Movimento Moderno» (2015)
Kenneth Frampton (1930): le sue lezioni sono state raccolte nel volume «L’altro Movimento Moderno» (2015)

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