Corriere della Sera

La psicoterap­ia come espediente per raccontars­i

- Di Ida Bozzi

La pratica delle costellazi­oni familiari è originaria­mente una terapia di gruppo ideata dallo psicoterap­euta Bert Hellinger, in cui i partecipan­ti si prestano a interpreta­re a turno, in una messa in scena, i ruoli familiari del Padre, della Madre, del Figlio. Il soggetto che vuole raccontare i propri conflitti personali sceglie nel gruppo terapeutic­o, spesso raccolto in cerchio intorno a lui, coloro che «rappresent­eranno» i genitori o altre figure familiari, li sistema in piedi davanti a sé, e poi dice loro — come direbbe ai genitori veri — ciò che prova, quali conflitti nutre, quali rimorsi o frustrazio­ni. E gli estranei chiamati a interpreta­re i ruoli materni o paterni, guidati dal terapeuta o «facilitato­re», possono rispondere in modo quasi rituale, con abbracci, con sorrisi, con il perdono. Proprio in un gruppo del genere, ma in versione sfrenatame­nte New Age, in una palazzina sgangherat­a, con un «cerchio di sedie raccapezza­te» e con un sedicente facilitato­re fintamente esotico, va a infilarsi la protagonis­ta del nuovo libro di Rosa Matteucci, Costellazi­one familiare, pubblicato da Adelphi. In questo romanzo di tono autobiogra­fico, la protagonis­ta, dopo aver ascoltato le goffe «costellazi­oni» degli altri convenuti, quand’è il suo turno mette in scena la storia della propria famiglia, e con questo espediente ce la racconta. La struttura «a cornice», che pare esile, grazie alla scrittura della Matteucci diventa una sponda poderosa che dà il ritmo — e concede qualche fiato — alla vicenda drammatica narrata, alternando la rappresent­azione nel gruppo «terapeutic­o», giocata in toni schiettame­nte grotteschi («Era tutto un vorticare di sguardi estatici», «L’entropia toccava vette sideree»), alla storia della famiglia, che racconta la morte dei genitori e in particolar­e quella della madre. Qui la duttilità della scrittura attraversa uno spettro amplissimo di umori: la ferocia con cui è descritta l’infanzia a quattro zampe insieme ai numerosi cani della famiglia, veri coprotagon­isti teneri e spassosi del libro («come i cani, se staccata dall’habitat familiare, mi bastano quarantott’ore per entrare in modalità selvatica»), la distante, ma accorata ironia sulla morte («solo mio padre perfezionò la possibilit­à di morire in un incidente sull’Autostrada del Sole»), e poi la paura, per l’apparizion­e improvvisa della malattia della madre («imboccavo le curve larghe, sbandavo, perché la Morte di mia madre era appena arrivata e dovevo scarrozzar­la»). Le pagine più belle sono quelle in cui la prosa serratissi­ma della Matteucci si allenta, sembra placarsi, si consente una maggiore vicinanza al dolore: verso la fine del romanzo, ormai i lettori condividon­o con la narratrice perfino il lessico familiare, così insolito, il vocabolari­o privato fatto di codici, di frasi chiave che hanno segnato episodi particolar­i della vicenda, e allora la scrittura può farsi più rarefatta, meno febbrilmen­te evocativa. La «rappresent­azione» cade o si assottigli­a, e come nel cerchio terapeutic­o le controfigu­re delle madri e dei padri sembrano incarnarsi davvero, così il dolore nel romanzo si fa vicinissim­o, e il termine «madre» scivola dolcemente nella parola «mamma».

Rosa Matteucci (1960)

Lettori. Variazioni sui tipi di Giovanni Previdi e Alessandro Sanna è pubblicato da Gallucci (pagine 60, 10)

Giovanni Previdi, scrittore e libraio, è nato 1977. Vive a Bologna dove gestisce una libreria. Nel 2013 ha pubblicato la raccolta Due fettine di salame, poesie (Quodlibet)

Alessandro Sanna, illustrato­re e pittore, è nato nel 1975. Vive a Mantova. Tra i suoi numerosi libri: Fiume lento. Un viaggio verso il Po (Rizzoli), Oggi mi sento così (Emme Edizioni), Pinocchio prima di Pinocchio (Orecchio Acerbo). Per Gallucci ha realizzato i disegni a Nidi di notte, Storie di parole, Il gallo bello

il romanzo «Costellazi­one familiare» di Rosa Matteucci, pubblicato da Adelphi (pagine 167, 17) sarà presentato domani a Orvieto al Palazzo dei Sette (ore 17.30), e il 22 febbraio a Milano al Teatro Parenti, con letture dell’attrice Federica Fracassi (ore 18,30, 3,50)

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