Una «pace russa» per la Siria che porta con sé molte incognite
Accordo con Monaco La tregua è precaria e segna un vantaggio strategico per Mosca, in chiave pro Assad Ma si spera che funzioni almeno l’impegno umanitario che è stato assunto da tutti
La spaventosa emergenza umanitaria siriana ha facilitato a Monaco il raggiungimento di un consenso, ma non ha potuto nascondere che l’accordo trovato nella notte tra giovedì e venerdì porta in calce una firma chiarissima: Vladimir Putin. L’americano Kerry e il russo Lavrov, protagonisti dell’incontro del Gruppo di sostegno alla Siria, hanno in apparenza stabilito un compromesso: aiuti subito alle migliaia di civili assediati che rischiano la morte per denutrizione, e poi «cessazione delle ostilità» tra una settimana.
Mosca voleva dal primo marzo, Washington voleva una tregua immediata, i sette giorni sono una via di mezzo. Ma dietro questa foglia di fico diplomatica salta agli occhi la posizione di forza dei russi rispetto agli americani. Sin dalle prime fasi del suo intervento militare in Siria nel settembre scorso, il Cremlino ha adottato una definizione dei «terroristi» particolarmente ampia. Così ha potuto affermare di voler colpire l’Isis e gli altri gruppi «terroristi» esattamente come gli Usa, mentre in realtà i bombardieri russi mettevano nel mirino anche, anzi soprattutto, le formazioni della resistenza anti Assad. Il gioco è durato per mesi senza che Obama riuscisse a disturbare il manovratore, ma l’apice del cinico decisionismo putiniano si è avuto due settimane fa: mentre la Russia negoziava a Ginevra, i suoi aerei coprivano con particolare intensità l’offensiva dell’esercito di Assad volta a circondare Aleppo e a tagliare le vie di rifornimento con la Turchia.
La neutralizzazione di Aleppo ha mutato la geopolitica della guerra che dura ormai da cinque anni, conferendo un netto vantaggio strategico alla Russia e ai suoi alleati: l’Iran, gli sciiti dell’Hezbollah libanese, i curdi siriani che negli ultimi tempi si sono schierati dalla parte di Mosca, e beninteso presidente Assad seduto sì sulle baionette straniere ma redivivo rispetto alla situazione in cui si trovava soltanto cinque mesi fa.
Ebbene, è con questa realtà strategica alle spalle che la Russia ha accettato il «compromesso» con l’America. Mentre da parte statunitense la confusione d’intenti continua a regnare sovrana, e non si vede ormai come possa essere efficacemente rintuzzato il vantaggio tattico che Putin ha saputo accumulare in un tempo relativamente breve. Tanto più che secondo gli accordi raggiunti a Monaco non ci sarà alcun cessate il fuoco nei confronti dell’Isis e di Al Nusra, filiazione siriana di Al Qaeda. Il che consentirà ai russi, sulla base della definizione di «terrorismo» adottata, di continuare a bombardare quasi a piacimento. E ha già consentito ieri ad Assad di annunciare che il suo esercito continuerà a combattere e ad avanzare « qualunque sia il negoziato in corso», fino all’obiettivo di riconquistare tutto il territorio siriano. Anche se ci vorrà un po’ di tempo, ha aggiunto bontà sua il presidente.
La precarietà delle intese di Monaco risulta dunque lampante, ma si spera che funzioni almeno l’impegno umanitario che è stato assunto: quello di soccorrere, da subito, le popolazioni civili ridotte ormai allo stremo. Per Obama ci sarebbe qualcosa di importante da esibire, anche se lo sfondo resterebbe quello di una grave perdita di iniziativa e di influenza. E anche i russi hanno tutto l’interesse a mostrarsi ragionevoli e a partecipare alle operazioni di soccorso. Ma come si comporteranno sul terreno i militari governativi e gruppi di opposizione? Gli aiuti trasportati via terra (prevalenti rispetto a quelli paracadutati) avranno via libera? Su entrambi gli schieramenti dovranno essere esercitate pressioni energiche, ma va notato che né i siriani governativi né i loro oppositori erano presenti alle discussioni di Monaco. E non è finita: quale sarà il comportamento della Turchia e delle formazioni armate che da lei dipendono, cosa deciderà di fare l’Arabia Saudita vedendo che lo schieramento sunnita è vicino a perdere il primo tempo della partita siriana (poi ci sarà la battaglia anti Isis, che rischia di cambiare aspetto se Ankara e Riad si sentiranno sconfitte)?
Dopo Monaco le molteplici e rischiose incognite della tragedia siriana non sono diminuite. Una delle ipotesi che si fanno è che la Turchia, ormai sfiduciata dalla scarsa iniziativa americana, voglia intervenire militarmente nella Siria del Nord. Uno scontro con le truppe di Assad e con le bombe russe diventerebbe inevitabile. E a quel punto avremmo un Paese della Nato in guerra con la Russia. Mosca ne è consapevole, per questo agita lo spauracchio della «terza guerra mondiale» e chiede così agli Usa di tenere calmi i turchi. La speranza non è vietata, dopotutto questa è la prima volta dal 2011 che viene concordata una tregua d’armi. Ma è difficile credere che Putin si fermi, vicino com’è al poter cantare vittoria.
Effetti collaterali La Turchia, ormai sfiduciata dalla scarsa iniziativa di Washington, potrebbe voler intervenire militarmente nella zona Nord