I NUMERI
2015 è se possiamo porci, a partire dall’anno in corso, l’obiettivo di diventare ancora più simili ai tedeschi ( in gergo si dice export led) magari rimediando in parte alla storica sottovalutazione delle nostre reti di distribuzione, che Berlino e Parigi hanno invece curato con grande attenzione. Ci mancano ancora i binari per sfondare davvero nelle esportazioni e se devo dire la verità anche l’avvicendamento di Carlo Calenda come viceministro ad hoc non aiuta.
Pronunciare la parola «investimenti» equivale a toccare un nervo scoperto del dibattito pubblico italiano. Nel risultato deludente dell’ultimo trimestre 2015 ha contato sicuramente lo stop subito dalla produzione industriale in dicembre ma quando si conosceranno i dati nel dettaglio si saprà che la componente investimenti è andata addirittura in territorio negativo. Fatti salvi i geni dell’export tutti gli altri hanno «il braccino corto» o come dicono gli economisti più critici «una mancanza di progettualità»? Il dato di cui sopra in realtà è molto influenzato al ribasso dal settore delle costruzioni ma il recente studio presentato dall’Ucimu-Confindustria sullo stato di salute del parco macchine impiegato nelle aziende italiane ci rende una fotografia impietosa: l’età media del macchinario italiano non è stata mai così alta e invecchiata negli ultimi 40 anni.