Unioni civili, Renzi argina Bagnasco
Il premier: sul voto segreto non decide la Cei. Galantino: per rispetto del Parlamento preferisco non parlare Dem ancora inquieti. L’idea di dividere il «supercanguro» per salvare l’emendamento dei cattolici sull’affido
Dai Palazzi al Vaticano il dibattito sulle unioni civili si infiamma a poche ore dal vivo delle votazioni, martedì in Senato. Con il premier che si contrappone al presidente della Cei e i vescovi che si dividono tra loro. Tensione davvero alta, come non era successo nemmeno durante la battaglia sui Dico.
Il cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, giovedì ha lanciato la prima provocazione invocando il voto segreto e la libertà di coscienza sulla legge per le unioni civili. E ieri Matteo Renzi non ha esitato: «Se ci saranno le condizioni, sarà Grasso a decidere sul voto segreto, non la Cei». E lo stesso presidente del Senato Pietro
La visita Grasso ha replicato a Bagnasco invocando «le prerogative delle istituzioni repubblicane», e quindi chiedendo la non ingerenza della Chiesa, in perfetta sintonia con la presidente della Camera Laura Boldrini.
E, in qualche modo, in una sintonia garbata con monsignor Nunzio Galantino che della Cei è il segretario. Non ha voluto commentare le polemiche su Bagnasco, Galantino: «Vale quello che ho detto l’altro giorno, per rispetto del Parlamento e delle istituzioni preferisco non parlare».
Getta invece acqua sul fuoco il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli: «Il cardinal Bagnasco ha fatto un invito che qualunque cittadino può fare», ma dal Senato gli arriva la risposta di Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, che entra nel merito del contenuto di Bagnasco: «Dal capo dei vescovi mi sarei aspettato l’esortazione opposta al voto segreto che è un voto del demonio».
Martedì si cominciano a votare gli emendamenti e in prima linea c’è quello del renziano Andrea Marcucci, il cosiddetto «supercanguro», quello che taglierebbe via la maggior parte dei seimila emendamenti (ancora tutti lì la Lega: non ha ritirato i suoi cinquemila), compreso l’emendamento dei trenta senatori cattolici del Pd che trasforma la stepchild adoption in affido rafforzato.
Non è per nulla scontato — anzi — che sul «supercanguro» venga dato il voto segreto, perché il presidente Grasso dovrebbe argomentare il voto palese come ha fatto con l’emendamento centrista del «non passaggio al voto», che ha agganciato all’articolo 2 della Costituzione. Ma prima di martedì sono ancora in piedi tante mediazioni all’interno del Pd per tacitare i malumori dei cattolici e tra queste c’è la nuova ipotesi di « spacchettare » il «supercanguro», votandolo cioè a pezzi e quindi salvando l’emendamento sull’affido.
In ogni caso, ancora giovedì scorso Stefano Lepri — cattolico dem — ribadiva il patto fatto con il capogruppo Luigi Zanda: «Comunque vada il voto degli emendamenti, alla fine la legge la voteremo tutti compatti».
Intanto dalla Camera si moltiplicano gli appelli per stralciare la stepchild adoption, lo chiedono quattro deputati dem e lo reclama a gran voce anche la deputata di Forza Italia Laura Ravetto: «Senza la stepchild la legge passerebbe all’unanimità».
foto Massimo Di Vita)
sulla norma delle adozioni. Come se lo spiega?