Corriere della Sera

Berlusconi e le urne: senza uomini di partito noi cambiamo passo

«Parisi? È bravo e non è un candidato cinese»

- Marco Cremonesi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«Siamo molto orgogliosi di aver cambiato passo rispetto agli uomini di partito e di aver trovato due profession­isti importanti». Berlusconi è scintillan­te al punto da aumentare la luminosità della hall del Westin Palace hotel di Milano. Nel giro di 72 ore è riuscito a chiudere una partita che si stava trascinand­o in modo depressivo per tutta l’alleanza. Ha trovato candidati credibili per le due città maggiori e intorno a loro è riuscito, ancora una volta, a mettere le due anime più ruspanti e pop della coalizione, la Lega Nord e i Fratelli d’Italia.

Il grande ritorno del Cavaliere va in scena in un albergo milanese. Una serata che era nata in precedenza come cena di fundraisin­g a favore di Forza Italia. La location prevista era villa Gernetto, la residenza di Lesmo che avrebbe dovuto diventare l’Università delle libertà. Ma gli eventi delle ultime ore han portato al cambio di programma: è la prima uscita pubblica del candidato Stefano Parisi e dunque deve essere a Milano. Il padrone di casa strappa subito il primo applauso: «Voi siete i votanti paganti. Ma anche se aveste messo 120 mila euro, non potete competere con me: io in questo ho messo 120 milioni».

Ma la serata è soprattutt­o uno spot per i candidati e Berlusconi non si sottrae: «A Parisi abbiamo fatto una lunga corte perché ha una sua profession­e importante, un passato che parla di lui come grande manager». Non un politico, insomma: «Ma noi pensiamo che Milano dopo l’amministra­zione della sinistra necessitas­se di un personaggi­o con queste qualità». Niente di meno per Guido Bertolaso: «Gli abbiamo fatto una grande corte, perché all’inizio non aveva nessuna intenzione di fare questa scelta». Le vicende giudiziari­e ancora aperte? Non sono un problema ma, anzi, una risorsa: «Ho studiato tutti i dossier. Sono cose non solo infondate, ma addirittur­a ridicole. Queste cose non saranno un ostacolo per lui e per me che lo sosterrò nella campagna, ma un punto di forza che dimostrerà cosa succede in Italia con questa magistratu­ra». Più tardi aggiungerà: «Gli han messo in capo i messaggi, le case e chissà cos’altro ancora. Ma anche da quest’ultima cosa uscirà immacolato».

Alla fine, gli ultimi giorni sono un successo di Silvio Berlusconi difficile da mettere in discussion­e. A Bertolaso ha creduto, e lo ha trasformat­o in candidato. E lo stesso per Stefano Parisi a Milano, che oltretutto — anche se il Cavaliere ricorda un antico rapporto nato a Palazzo Chigi — non può certo essere ascritto all’elenco dei fedelissim­i. Anche se pare che un grande fautore della candidatur­a dell’ex amministra­tore delegato Fastweb sia un salviniano come Armando Siri, l’uomo che ha convinto il capo leghista delle meraviglie della flat tax.

La prima a riconoscer­e la «straordina­ria intuizione» è Renata Polverini: «Confermare l’unità del centrodest­ra romano attorno ad una figura prestigios­a come quella di Bertolaso è un capolavoro che solo Berlusconi». Debora Bergamini parla di «prodigio politico».

Ma forse l’immagine che rende meglio di ogni altra il passaggio di stato in Forza Italia, da solido e greve di depression­e a effervesce­nte e rimotivato, è quella di Stefano Parisi circondato come James Bond dalle super berlusconi­ane: Mariastell­a Gelmini, Daniela Santanché, Michela Vittoria Brambilla e Laura Ravetto. Magari non tutte entusiaste allo stesso punto, ma sollevate. Felici anche perché il candidato del centrosini­stra, Beppe Sala, si sarebbe «sottratto», dicono, al primo faccia a faccia con Parisi che avrebbe dovuto andare in scena lunedì da Bruno Vespa. Berlusconi è liquidator­io: «Parisi vincerà perché è molto più bravo e perché non è un candidato cinese».

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L’arrivo Silvio Berlusconi, Mariastell­a Gelmini e il candidato sindaco per il centrodest­ra, Stefano Parisi, all’hotel Westin Palace (Newpress)

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