BANCHE COOPERATIVE, IL TEMPO PERDUTO E QUELLE DOMANDE SENZA UNA RISPOSTA
La riforma è storica come storico è stato il decreto che nel gennaio del 2015 ha dato 18 mesi di tempo alle banche popolari per trasformarsi in società per azioni. Posto che a tutt’oggi soltanto due (Ubi e Veneto Banca) hanno cambiato, mercoledì scorso si trattava di aggiungere un ulteriore tassello al riassetto del sistema del credito. Il governo doveva, come ha fatto, varare la riforma delle banche cooperative (Bcc).
Ma del testo del decreto al momento non c’è traccia. E, stando alle cronache politiche, il varo è stato tutt’altro che lineare con forti discussioni in Consiglio dei ministri. Eppure l’operazione doveva essere varata già l’anno scorso. Ma l’esecutivo ha deciso di avviare una consultazione con le Bcc. Si è arrivati così a giugno con una proposta di autoriforma. È stato però necessario attendere altri sette mesi. Nel frattempo il mondo cambiava, arrivano le nuove regole europee sui salvataggi bancari. E i mercati crollavano. A dimostrazione che il tempismo in economia è un fattore da non sottovalutare.
A cosa sono serviti questi sette mesi? L’ossatura della riforma è rispettata. Alle 347 Bcc, piccole e medie si fornisce un paracadute. Verrà costituita una holding con capitale (un miliardo) e patrimonio condiviso (attorno ai 20 miliardi) che potrà intervenire in caso di difficoltà degli istituti più deboli. Verrà, teoricamente, preservato il legame con il territorio. E allora tutto questo tempo? L’intoppo pare fosse legato alla via d’uscita da fornire a quelle banche che, avendo più di 200 milioni di patrimonio, vogliono smarcarsi dal mondo cooperativo e diventare spa. Ebbene, potranno farlo pagando il 20% di tassazione. Ma su riserve che si sono accumulate con agevolazioni fiscali e quindi di fatto dai contribuenti. E poi perché proprio 200 milioni di patrimonio? Quali istituti si volevano agevolare o penalizzare? Aspettiamo il decreto.
daniele_manca Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it