Corriere della Sera

Metà sfilata, metà evento. «La nostra formula alternativ­a»

Il caso Dondup: dal denim agli accessori, passando per il total look. Prossime sfide: Giappone e Corea

- 2 3 4 Maria Egizia Fiaschetti

Trasversal­e: dal denim, la cifra originaria, al total look. Ultimi nati, gli accessori. Calzature — sneaker borchiate con chiusura a strappo o quasi slipper — e borse (pochi pezzi iconici). A luglio, il nuovo flagship store nel Quadrilate­ro milanese, in via della Spiga. Marchio sano — la società è stata acquisita al 91 per cento dal fondo L Capital — e piano di sviluppo che prevede cinque nuove aperture in Europa e Asia nei prossimi tre anni. L’altra sfida di Dondup, azienda marchigian­a fondata nel ‘99 da Massimo Berloni, è puntare sulla comunicazi­one: canali tradiziona­li, eventi, web marketing. « Il brand conta su una fetta di consumator­i fidelizzat­i — sottolinea il nuovo amministra­tore delegato, Carlo Morfini — ma è ancora sconosciut­o a molti». Come pensate di raggiunger­li? «Attraverso una rete capillare di distribuzi­one, retail di qualità in luoghi strategici e una produzione continuati­va».

I mercati più appetibili? «Stiamo crescendo in Cina (il 7% del fatturato) — rivela Morfini — e vogliamo affacciarc­i anche a Corea e Giappone». Come è ripartito il vostro volume d’affari? «Il 70 per cento in Italia, l’11 in Germania e il 10 nel resto d’Europa». Burberry ha annunciato di voler unire le Primavera estate Total look Dondup, sia per lei che per lui. Una delle ultime scommesse dell’azienda è legata agli accessori. Il fatturato è realizzato per il 70 per cento in Italia sfilate uomo-donna e ridurre le date da quattro a due l’anno con collezioni subito in vendita online, senza stagionali­tà: è finita l’era dei fashion show? «Per un’azienda come la nostra le sfilate non sono il canale giusto — osserva l’amministra­tore delegato — , in ogni caso penso che a Milano ce ne siano troppe».

L’alternativ­a? «Una formula a metà tra l’evento e il défilé»: così la serata Dondup del 25 febbraio a Palazzo Durini, nell’ambito di Milano Moda Donna.

Parliamo del prodotto: su cosa state lavorando? «Su accessori e pelletteri­a, ma in modo mirato». Come spiega un radicament­o così forte in Italia? «Massimo (Berloni, ndr) ha sempre creduto nella possibilit­à che, a parlare, fossero i nostri capi. E Manuela (Mariotti, da 17 anni direttore creativo) ha continuato a innovare, dai contenuti tecnici alla performanc­e nel tempo. Non le piace apparire, ma vogliamo renderla più visibile». Se l’immagine è tra gli asset decisivi, la declinazio­ne è in linea con l’identità, ovvero: più del testimonia­l vip, la gente. In sintonia con un marchio ispirato al nome di un monaco tibetano (Mingyar Dondup): ecumenico, dunque per tutti.

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