Vinili e poltrone massaggianti Metto nel juke box una vita lenta
Il relax di Angelo Marani: «Libri e dischi in un disordine anarchico»
è stato un tempo in cui la musica aveva una forma tonda e perfetta. Non si scaricava, ma si caricava su un piatto dotato di casse dal venerabile magnetismo di un totem. L’altare di Angelo Marani, stilista-audiofilo votato a catturare nelle sue collezioni «la musica della vita», è un Bang & Olufsen del 1968. «Lo comprai in Olanda e fece impazzire quattro o cinque dogane. Da allora ogni notte, nel mio angolo relax, mi restituisce il suono caldo e corposo di duemila vinili. Che, a turno, passano anche nei miei dieci juke-box».
Il disco è l’unità di misura di casa Marani. In un’equazione simbolica tra vinile e lentezza: «Il disco sta al compact come la pipa alla sigaretta — dice —. È un piacere fatto di piccoli, meditati rituali. Che regala la sensualità di una musica sporca, imperfetta, lontanissima dalla perfezione impersonale e raggelante della tecnologia digitale. Ed è un fattore di aggregazione, condivisone, mentre l’iPod è alienazione, isolamento».
Casa Marani, un villino anni Sessanta a due passi dal centro di Correggio, è una casa ad andamento lento, santuario di intimità domestiche e di piaceri slow tutti emiliani. A cominciare dalla buona tavola. Una liturgia quotidiana, celebrata al grande tavolo del soggiorno; vestale Anita Lini, moglie di Angelo e produttrice di quello che il New York Times ha definito il lambrusco migliore del mondo. Intorno, qualche Guttuso. «Un emiliano del sud — dice Marani dell’artista siciliano —, che mi incanta per la tavolozza passionale e violenta, espressione di un’inestinguibile fame di vita». Nella scala giganteggiano invece le Ginestre di un emiliano vero, Carlo Mattioli (già nella collezione Bormioli): «Nessuno quanto lui ha dato così tanta dignità poetica alla terra, agli alberi, ai fiori di campo».
Collezionista? No, grazie. Angelo Marani ama circondarsi, semplicemente, di cose che gli danno piacere. Da un bel quadro alle poltrone massaggianti in salotto. «Quella nera, vicino alla finestra, la trovai una quarantina di anni fa a Hong Kong. La presi. Fu la prima in Italia». Dietro, un antico
Piaceri Accanto, le due poltrone massaggianti davanti a un antico mobile da farmacia trasformato in libreria. A destra uno dei 10 juke box della sua collezione mobile da farmacia trasformato in libreria, custode di un altro piacere tutto slow. La lettura. Affastellati in un disordine anarchico ci sono Socrate e Neruda, Pavese e Borges, i romanzi della Tavola Rotonda e le favole di La Fontaine, il Corano e Bill Gates. «La letteratura mi ha dato spunti preziosi. Pari alle copertine dei dischi. Un archivio di immagini inesauribile, che sfoglio come un libro. Per tante collezioni mi sono ispirato ai look dei Fleetwood Mac, dei Creedence Clearwater Revival, dei Pink Floyd, di David Bowie, che indossava giacche straordinarie tagliate da vecchie tappezzerie. Io faccio lo stesso: compro broccati dai tappezzieri e li trasformo in creazioni da passerella».
Al pari dei libri, pure i vinili hanno un loro ordine spontaneo, tutti dentro sacchi o cartoni «perché non ho il tempo di sistemarli». Stanno nel sancta sanctorum di Angelo, l’intero pianterreno, vero e proprio spazio di decompressione. E riflessione. «Solo qui riesco davvero a pensare e a creare», confessa. Circondato dai suoi juke-box, i giradischi, gli attrezzi da palestra, la sauna. E il bagno turco. «False terme», che per Marani non hanno nulla di esotico, bensì una natura, anch’esse, insospettabilmente emiliana. «I vapori ricreano le stesse nebbie della Bassa, la stessa assoluta intimità, lo stesso avvolgente silenzio, la stessa struggente poesia».