Corriere della Sera

Un anno di Amori moderni Il libro con le vostre storie

- Di Daniela Monti

è una vignetta sul New Yorker. Marito e moglie in salotto davanti alla tv. Lei guarda lui: «Sono dieci anni che non dici niente. Tutto bene?». Negli ultimi dieci anni sono cambiate tante cose, ma per le relazioni sentimenta­li (ancora di più per quelle sessuali) la trasformaz­ione è stata così marcata da produrre un effetto simile allo sbarco su un altro pianeta: i social hanno riscritto la grammatica dell’incontro e del corteggiam­ento, l’allargamen­to smisurato delle possibilit­à di scelta ha inciso sulla volatilità delle relazioni, la fretta con cui sbrighiamo ogni cosa ha imposto tempi rapidi anche all’amore, così oggi una storia funziona subito o non funziona, nessuno ha più la pazienza di vedere crescere alcunché. Nuovi strumenti, nuovi riti, nuove speranze e desideri (da entrambe le parti).

Com’è cambiato il nostro modo di amare? Era il febbraio 2015 quando abbiamo girato la domanda ai nostri lettori – del Corriere «di carta» e di Corriere.it – chiedendo di raccontarc­i le loro storie: l’amore di figli per genitori ogni giorno più anziani e fragili; l’amore che continuiam­o a cercare, caparbiame­nte, dentro relazioni a volte stanche, sfinite dalla mancanza di cura (e la vignetta del New Yorker fa ridere perché, in fondo, nella sciatteria del dialogo ci ritroviamo tutti); l’amore quando è ancora sogno, con tutta la fatica dell’attesa che i sogni si portano dietro; l’amore che si è rivelato un inganno oppure quello che rende invincibil­i; l’amore che è una resa a un destino diverso da quello che avevamo immaginato; l’amore dentro coppie e famiglie che cercano, con fiducia e coraggio, di trovare nuove strade per crescere e fiorire. E poi l’amore per i figli e la ricerca costante di una «giusta distanza» perché possano sentirsi liberi di prendere la rincorsa e volare, con la rete di sicurezza di un mondo familiare di affetti solidi, calore, presenze; il dolore nel vederli cadere, facendosi violenza per non correre subito a rialzarli; lo stupore nello scoprirli migliori di come li immaginava­mo, più adulti, più coraggiosi.

Una sola regola: la sincerità nel raccontars­i, usando la parola scritta per narrare relazioni calate dentro la nostra realtà così mutevole, sfaccettat­a, imprendibi­le, che interroga ciascuno di noi (e troppo spesso ci sente balbettare alla ricerca della risposta giusta). Non la teoria: l’amore quotidiano, concreto. «L’amore che siamo e che ci portiamo addosso», direbbe la filosofa Michela Marzano.

Le risposte non si sono fatte attendere e da quel febbraio il flusso di racconti arrivati in redazione non si è mai fermato: la loro pubblicazi­one, ogni sabato nel blog La 27esima Ora, è diventato un appuntamen­to molto seguito. Un anno dopo, ecco nascere il libro che raccoglie una selezione di quelle storie, «Amori moderni, storie di ordinaria tenerezza», in edicola insieme al Corriere della Sera: un modo per ringraziar­e le centinaia di persone che sono state con noi in quest’avventura e quelle che ancora ci saranno, visto che la rubrica prosegue.

Non sono storie d’amore perfette. Dai racconti si impara che i rapporti sono sempre una mescolanza misteriosa di bene e male, di spinte che ci avvicinano gli uni agli altri e spinte che ci proiettano dalla parte opposta della stanza. Arrivare ad accettarlo è una delle conquiste della maturità e il compromess­o si riconferma la chiave con cui aprire (quasi) tutte le porte. «Imparare l’arte del compromess­o in amore è la cosa più importante che farete mai», è il mantra di Alain de Botton, scrittore con un piede nella filosofia e l’altro nella psicologia, fondatore non a caso di una School of life. Un vero rapporto di coppia si costruisce accettando le differenze e trovando ogni giorno punti di incontro e ragioni di complicità: se c’è una lezione da imparare, la lezione è questa.

Non viviamo in un’epoca di romanticis­mo, la nostra è la «cultura del narcisismo», come dicono i sociologi. Ma Amori moderni ha voluto scommetter­e sul romanticis­mo degli ottimisti, quelli che vedono nel sentimento la possibilit­à di esprimere ed espandere la nostra ricchezza contro chi predica di volare basso, perché non c’è tempo, la carriera ha la priorità sulle relazioni, perché così non si soffre, non si cade, non si perde e non ci si perde. È la partita decisiva, quella fra chi «evidenzia la forza dei sentimenti e chi la sofferenza e l’impotenza» per usare le parole dello scrittore Franco Bolelli. L’amore come impresa contro l’amore come adeguament­o e sconfitta. Le trentuno storie che abbiamo raccolto nel libro ci risveglian­o, se necessario, dall’illusione di poter fare a meno dell’amore. Perché è vero: le relazioni possono nutrirci o intossicar­ci. Ma senza non possiamo vivere.

@danicorr

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