La ricerca
i sono i San Valentino romantici, quelli scontati, quelli doverosi e poi ci sono anche quelli «tricky». Ovvero complessi, difficili, in due parole «da gestire». Li chiama così Philip Galanes sul New York Times, che si ferma a riflettere sul vecchio tema San Valentino sì- San Valentino no. Preferisce ragionare, usando un’espressione facebookiana, sulle «relazioni complicate» o peggio «aperte». «Sto con una ragazza da due mesi, lei mi tratta molto bene, anche se non mi ha mai detto ti amo. Se glielo chiedo, lei risponde di sì, poi sparisce. Dovrei chiederle di festeggiare insieme San Valentino?». Jared, da New York, affida alla posta del cuore la sua domanda, farcendola con una osservazione in più. «Mi sento nel mezzo di una rivoluzione di generi e di stereotipi» (ovvero, lui che insegue lei).
La risposta è molto in stile american pie: non lamentarti troppo, compra un bagnoschiuma millebolle, una scatola di cioccolatini e festeggia senza troppi pensieri il tuo San Valentino. «Ma in realtà è davvero la soluzione migliore — commenta Gianna Schelotto, scrittrice e psicoterapeuta —: abbiamo fatto diventare San Valentino un test sulla relazione, un pretesto per tormentarci. Non aspettiamo neppure che le cose accadano, giochiamo d’anticipo e facciamo previsioni nere». È esattamente quello che fa Vera, quando scrive con occhio ansioso verso il calendario: «Il mio fidanzato ha una gara di mini-triathlon proprio il giorno di San Valentino. Così mentre
Non basta un bell’aspetto per colpire un uomo. Secondo una ricerca condotta dalla Nortwestern University e dell’University of Innsbruck il maschio moderno, dà più valore al cervello che alla bellezza se cerca una relazione. «Nel mondo di oggi, in cui entrambi i partner lavorano per raggiungere uno stile di vita soddisfacente, molti uomini vogliono una moglie colta e intelligente, con buone prospettive di guadagno», sintetizza Alice Eagly della Northwestern. L’indagine è pubblicata sulla European Review of Social Psychology