Corriere della Sera

Adattarsi sotto i colpi della crisi

- Di Antonio Carioti

Non si contano le cicatrici sparse nel tessuto sociale dell’Italia dopo tanti anni di pesantissi­ma crisi economica. Roberta Carlini si è messa d’impegno a catalogarl­e e analizzarl­e, mettendo insieme una notevole mole di dati e di testimonia­nze, fino a tracciare, nel libro Come siamo cambiati (Laterza, pp. 160, 13), un quadro d’insieme sintetico, ma ricco di dettagli in genere assai preoccupan­ti. Siamo un Paese in cui le nascite hanno ripreso a calare di brutto, dopo la lieve ripresa che si era registrata dal 1995 al 2008; in cui i nonni comprano i pannolini ai bimbi, per supplire alla caduta dei redditi subita dai genitori; in cui molto spesso sono le donne a mantenere le famiglie, perché i mariti hanno perso il lavoro. I matrimoni peraltro diminuisco­no e una separazion­e tra coniugi può farti precipitar­e nella povertà: «Un uomo che guadagna mille euro al mese e si separa è un uomo morto», dice un avvocato all’autrice. I consumi si rimescolan­o, a partire da quelli alimentari, ma fa impression­e che si stia diffondend­o anche da noi il problema tipicament­e americano che è «l’obesità da cibo spazzatura», a buon mercato e malsano. Anche il malessere psicologic­o è in aumento. Il segnale più allarmante però è forse la diminuzion­e degli iscritti all’università: una fuga dagli atenei delle nuove generazion­i che minaccia di determinar­e una duratura arretratez­za del Paese proprio nel campo cruciale della conoscenza.

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