Corriere della Sera

Brignano delude, c’è Belén

All’Ariston Gli ascolti sfiorano di nuovo il 50% di share, tra i Giovani vince Gabbani escluso per errore Virginia ancora star, il monologo del comico su eros e coppie non scalda la platea Morgan dietro le quinte attacca il brano di Elio

- DAI NOSTRI INVIATI Renato Franco Andrea Laffranchi

C’è anche Suor Belén nella quarta serata del Festival. Punta su un grande classico Virginia Raffaele, l’imitazione dell’argentina famosa in quanto celebre, l’espression­e del mondo dello spettacolo fatto a curva: «Pensavo di venire mezza nuda ma l’ho già fatto tante volte, allora ho scelto la suora». Dura un attimo, si toglie la tonaca ed è mezza nuda, minigonna molto mini e poco gonna, avanza tra ondeggiame­nti e piegamenti ammiccanti: «Provo la stessa emozione di quando sono salita su questo palco nel 2012, era solo 4 tatuaggi fa. Il bello del Festival è che i paparazzi ci sono già, non hai bisogno di chiamarli». Il suo rapporto con Sanremo? «Sono pettegolez­zi, non ho avuto nessun rapporto con Sanremo. Ma non voglio parlare di gossip, non voglio parlare di lavoro».

Altro giro, altro comico, sbarca Enrico Brignano, ma il livello comico si abbassa. Un po’ è inevitabil­e, un po’ è troppo. Parte con una battuta al gelo: «Siamo all’Ariston che in greco significa Eccellente mentre in italiano significa Lavatrice». Poi accenna pure all’abbronzatu­ra di Carlo Conti, il ritornello più orecchiabi­le (e logoro) di questo Festival: «Sono venuto perché sei un amico, sei incensurat­o, fai il 50% di share. Fai talmente tanto pubblico che nemmeno il discorso di Obama e a guardarti bene in faccia me lo ricordi».

Piazza due monologhi: uno sul sesso («la parte piacevole dell’avere un bambino è l’avvio della pratica»). Poi va sul cliché comico della vita di coppia: l’uomo perennemen­te arrapato e la donna sotto sotto panterona (e con «porchetta ripiena de sugna con il lardo di colonnata» arriva al minimo). Nella seconda parte parla del rapporto padre-figlio, vorrebbe virare sull’impegnato, ma sembra un’impresa ardua per lui. Non è Benigni. Ma neanche Frassica.

Al quarto giorno il carattere delle canzoni si delinea. «Il diluvio universale» di Annalisa tiene assieme classe e spirito pop. Gli Zero Assoluto hanno costruito il pezzo per le radio, giocano sul facile. «Wake Up» di Rocco Hunt è trasversal­e: hip hop per i teen, funk per chi si ricorda dei ’70, la Napoli di ieri nelle atmosfere e quella di oggi nel testo. Irene Fornaciari ha anticipato troppo i tempi: l’impegno a Sanremo lo si porta con un altro percorso alle spalle. Il duetto Caccamo-Iurato è fin troppo classico. Ruggeri è Ruggeri e funziona: e vivaddio, un po’ di rock. Francesca Michielin fa i pugnetti di soddisfazi­one e ha ragione: la veste bene. La provocazio­ne degli Elii, ieri con maschere botulinizz­ate, ha spessore anche se rischia di colpire soltanto la testa. La voce di Patty Pravo ieri non funzionava.

È sempre il Festival del quasi un televisore su due (manca qualche virgola) acceso come un caminetto su Sanremo: la terza serata è arrivata a 10 milioni 462mila spettatori (share 47,8%). Primo verdetto: fra i

Bernabei: «Anche Tiziano Ferro ha fatto una carriera sui plagi». Poi si scusa

Giovani vince Francesco Gabbani (ripescato dopo l’errore tecnico nella votazione di giovedì) che ha incassato anche il premio della critica Mia Martini (a Chiara Dello Iacovo quello della sala radio-tv-web). La gaffe di giornata è stata quella di Alessio Bernabei. All’accusa che la sua canzone sia troppo simile a quella di Ariana Grande (comunque il piglio dance funziona) scivola nella risposta: «Quando una canzone è forte e avvincente, tutti vogliono trovare il pelo nell’uovo. Anche Tiziano Ferro ha fatto una carriera sui plagi». Quindi la retromarci­a: «Mi scuso con lui, è un grande artista, l’emozione a volte gioca brutti scherzi». Il graffio invece arriva da Morgan, il destinatar­io è Elio: «Ha fatto l’operazione inversa a quella dei Bluvertigo: la nostra è una canzone semplice che vuole emozionare, la sua è una operazione bellamente complicata, complicata­mente bella ma inutile».

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 ??  ?? Sul palco Enrico Brignano, 49 anni, nel monologo in cui ha immaginato una conversazi­one con un figlio non ancora nato
Sul palco Enrico Brignano, 49 anni, nel monologo in cui ha immaginato una conversazi­one con un figlio non ancora nato

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